Biografie Storiche
Nato a Napoli il 10 Aprile 1927,si laureò in Medicina e Chirurgia all’Università di Roma nel 1950 con il massimo dei voti e vincendo il premio Girolami, prestigioso riconoscimento frutto di un lascito del famoso freniatra che istituì due premi annuali per i lavori scientifici di due laureandi dell’Università di Roma.
Fu allievo del grande anatomico della Sapienza Vincenzo Virno (Cava dei Tirreni 1897 – 1986) e visse i primi anni della sua attività diviso fra l’Anatomia Umana Normale e la Chirurgia essendo anche allievo del più grande dei chirurghi italiani del secolo passato, Pietro Valdoni. Chirurgia e Anatomia furono gli elementi che si legarono indissolubilmente alla sua vita professionale e accademica.
Si trasferì a Cagliari nel 1957,ove soggiornò per 18 anni, seguendo il prof Luciano Provenzale e lasciando un ricordo indelebile tra quanti lo conobbero per motivi accademici, o perché furono da lui brillantemente curati o ancora perché condividevano con lui e la signora Margaret il grande amore per i cavalli; fu infatti un grande cavallerizzo amatoriale. Ma soprattutto di lui tutti ricordano la signorilità e la distinzione dei modi, l’eleganza dei gesti che gli fu propria nella vita oltreché in sala operatoria.
La sua formazione anatomica lo rese un chirurgo espertissimo nell’anatomia chirurgica. I suoi studi scientifici urologici si avvalsero della sua profonda conoscenza anatomica e dell’anatomia comparata. Svariati i campi nei quali fu intelligente antesignano, con uno spirito innovativo sempre fortemente ancorato allo studio preparatorio profondo, audace ma prudente, consapevole della sua forza modernizzatrice ben sostenuta dall’ineguagliabile preparazione clinica e anatomica. La sua profondissima cultura medica coniugata ad una non comune capacità di sintesi gli consentiva di dettare una tesi laurea completa in un mattino.
Introdusse a Cagliari, già alla fine degli anni ’50, dopo suoi soggiorni di studio in Inghilterra, le tecniche di resezione trans uretrale della prostata e della vescica, allora praticate solo a Cagliari e a Padova dalla scuola padovana di Giorgio Ravasini. Dall’Inghilterra portò anche la tecnica di adenomectomia prostatica di Terence Millin (1903 – 1980, County Down, Ireland) splendido intervento, squisitamente anatomico nell’aggredire l’adenoma per via retro pubica trans prostatica e non trans vescicale come era uso fino a quel tempo per tutte le varianti di adenomectomia appunto trans vescicale (Fuller-Freyer-Hryntschak), a parte l’approccio perineale tipico delle scuole americane. Negli anni cagliaritani, con la collaborazione dei suoi allievi Enzo Usai e Giuseppe Binaghi, poi partito per seguire il prof. Provenzale a Catania, scrisse il primo atlante fotografico endoscopico dell’urologia italiana, ricco di splendide immagini grazie alle allora rivoluzionarie ottiche Storz col sistema di lenti a bastoncino Hopkins, da lui introdotte in Italia. Il prestigioso volume fu presentato dal prof. Valdoni.
Fu il primo a dosare gli ormoni paratiroidei con prelievo diretto dalle vene tiroidee agli inizi degli anni ’70. Ideò l’intervento di derotazione epatica per l’approccio al tumore renale destro con trombo cavale, accesso anatomicamente impeccabile e ispirato, embriologicamente, all’intervento di derotazione intestinale del suo maestro Pietro Valdoni. Fece a Cagliari il primo trapianto di rene quasi in contemporanea con Paride Stefanini a Roma. Introdusse in Italia le tecniche di perfrigerazione renale in situ per la grande nefrolitotomia anatrofica, costruendo con la collaborazione dei suoi allievi Mariano Ciccu ed Enzo Usai anche degli strumenti artigianali per perfezionare la tecnica. I suoi studi sull’ischemia renale, a distanza di oltre cinquant’anni sono ancora di stringente attualità, e vengono approfonditi dalla Scuola, grazie allo sviluppo delle tecniche di chirurgia conservativa laparoscopica o robot assistita della piccola neoformazione renale che hanno reso nuovamente attuale il problema dell’ischemia intraoperatoria renale, prima limitato ai soli interventi per calcolosi complesse.
Fu il rifondatore dell’Urodinamica in Italia. La sua relazione sulla vescica neurologica del 1968, con un innovativo film con animazioni in 16 mm, in collaborazione con G. Carbone, poi clinico chirurgo a Catania, segna appunto la rinascita dell’urodinamica. Illuminanti le parole con le quali definì i compiti della neonata Società Italiana di Urodinamica (SIUD) della quale fu cofondatore (1975) assieme al prof. Aldo Martelli cattedratico di Bologna e poi Presidente:” … considerare l’urodinamica una parte teorico-strumentale della semeiotica urologica non solo del basso ma anche dell’alto apparato urinario; coinvolgere gli urologi tutti a perseguire l’affermarsi di questa branca e non sentirsene esclusi …. Porre in evidenza la necessità di creare le strutture per l’assistenza al paziente paraplegico…”.
La sua capacità di innovatore attento e prudente lo portò ad impadronirsi, in età non più giovanile, anche delle, allora, nuovissime tecniche di chirurgia percutanea del rene (PCNL) e di ureteroscopia/litotrissia.
Rappresentò, assieme a Luciano Giuliani a Genova e Aldo Martelli a Bologna l’urologia moderna e autorevole nell’Italia di fine ‘900.
Fu chiamato nel 1975 a ricoprire il ruolo di professore ordinario dell’Università di Trieste, che sino ad allora aveva avutoillustre tradizioni ospedaliere con il prof Nicolich, rifondando la clinica urologica e la scuola di specializzazione di urologia.
Negli otto anni di permanenza triestina si impegnò moltissimo nella terapia chirurgica della ipertensione nefrovascolare realizzando numerosissimi autotrapianti renali, e nella chirurgia conservativa dei tumori renali (sino ad allora si asportava il rene anche per piccoli tumori)dando un contributo scientifico importantissimo al cambiamento di rotta che successivamente fu realizzato in tutto il mondo e di cui è unanimemente riconosciuto un precursore. Introdusse e pubblicò anche un nuova e brillante tecnica di resezione e ricostruzione renalesulla guida della via escretrice e da lui denominata “ calicectomia e calicopieloplastica “ che gli valse l’approvazione e la stima dei colleghi europei che lo vollero quale membro permanente dell’esclusivo club di “EndorenalSurgery” fondato dal londinese John Wickham (1927-2017). Memorabili e affollatissime le sue esercitazioni pratiche di anatomia chirurgica presso la sala settoria dell’università di Trieste. Nonostante la vivacissima attività scientifica e chirurgica non trascurò neppure lì la sua passione per i cavalli che coltivò presso il circolo ippico di Opicina
Il primo novembre 1983 fu chiamato all’Università diTorino, a dirigere la Clinica Urologica e la Scuola di Specializzazione in Urologia alle Molinette, prima diretta dal prof Borgno ed Instaurò rapporti di intensa collaborazione e di stima con la componente ospedaliera allora diretta dal prof Giovanni Sesia. L’arrivo a Torino coincise praticamente con la fine dei cosiddetti ”anni di piombo”, quando i dirigenti Fiat si proteggevano ancora nelle loro auto blindate. A Torino sviluppò le prime tecniche di risparmio della funzione sessuale nei giovani pazienti candidati alla rimozione della vescica (cistectomia sovrampollare seminalsparing), dando un contributo fondamentale al miglioramento della qualità di vita di questi sfortunati pazienti.Nei 19 anni di direzione della clinica urologica torinese ha curato migliaia di pazienti con la stessa attenzione ed abnegazione, sia che si trattasse del povero bisognoso che del presidente della grande azienda. A Torino ha intensificato i rapporti scientifici con gli urologi francesi,inglesi ,spagnoli ,svizzeri e tedeschi realizzando incontri annuali con ogni singolo stato. Ma sicuramente non potranno mai dimenticarlo le generazioni di studenti che hanno seguito le sue lezioni, attratti dal fascino della sua enorme cultura, che trasmetteva con la semplicità e la sicurezza dei grandi.. La passione per l’insegnamento traspare in tutta la sua evidenza in uno dei suoi ultimi testi scritto un anno prima della sua scomparsa dal titolo: “Ricordo … ovverosia: considerazioni oziose di un ozioso” dove etica, lavoro, religione, storia, cultura e ricordi si intrecciano avvincendo il lettore sino all’ultima riga, nel concetto latino di otium inteso come studio.
Per molti anni è stato componente attivo dell’accademia di medicina torinese e poche settimane prima di morire ,sebbene molto malato ,ha voluto essere presente per moderare ed introdurre la tavola rotonda da sulla moderna terapia dell’adenomatosi prostatica da Lui stesso organizzata
L’università di Torino lo nominò nel 2003 professore emerito e fino all’ultimo giorno non ha mai voluto lasciare la città di Torino e la sua casa in via Montevecchio ove voleva rientrare ogni sera per respirare il ricordo della sua amata Margaret.La sua attività scientifica non si è arrestata con l’uscita dai ruoli universitari. Pur dedicandosi assiduamente alla cura della sua Margaret, gravemente malata negli ultimi anni e mancata nel 2012, ha pubblicato un eccellente manuale di semeiotica al letto del paziente, a 91 anni, il testo, in inglese per SpringerVerlag, sulla struttura segmentale del rene e i suoi rapporti con la chirurgia conservativa.
Si è spento a Torino il 19 dicembre 2018
Il manuale di Semeiotica Urologica e il testo sulle malattie segmentali del rene
La sua Scuola Urologica, creata a Cagliari fin dalla sua presenza in Clinica Chirurgica nel 1957 col l’indimenticato altro suo Maestro, il prof. Luciano Provenzale consolidata a Trieste, vive ora rafforzata e importante, molto compatta e stimata occupando le sedi di Torino, Genova e Novara con importanti cattedratici e primari ai vertici dell’Urologia Nazionale e di grande considerazione anche a livello internazionale, ma soprattutto con una schiera di promettenti giovani. Il suo è stato un esempio di grande capacità, studio costante, rigore metodologico preteso dagli allievi ma prima di tutto esercitato su se stesso. La sua capacità di sintesi emergeva poi, talvolta, con le sue brucianti battute, veri e propri aforismi, dai quali emergeva un inaspettato senso dell’humour tutto napoletano. Era esigentissimo, pretendeva e otteneva una dedizione al lavoro assoluta e indiscutibile, che egli stesso per primo dimostrava senza mai appalesare cedimenti o debolezze; non smentì questo suo stile quando, approssimandosi il ritiro dal ruolo accademico lasciò anzitempo la direzione della Scuola di Specializzazione, la Presidenza dell’Associazione Urologica Piemontese, seguendo l’esempio del suo maestro Pietro Valdoni che, ritirandosi nel 1970 e rifiutando prestigiosi incarichi, disse:”ogni cosa nasce e ogni cosa finisce”.
R. M. Scarpa, G. Muto
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Salvatore Rocca Rossetti: Tappe essenziali di una carriera esemplare.
Allievo del Prof. Vincenzo Virno, Anatomico e dei Professori Pietro Valdoni e Luciano Provenzale, Clinici Chirurghi.
1950 – Laurea in Medicina e Chirurgia col massimo dei voti e Premio Girolami.
1955– Libero Docente in Anatomia Chirurgica e Corso di Operazioni.
1956 - Libero Docente in Patologia Chirurgica.
1964 - Libero Docente in Clinica Chirurgica.
1960-1970-71 - Professore Incaricato di Urologia - Università di Cagliari.
1967-68 - Direttore Clinica Chirurgica -Università di Cagliari.
1971-72 - Professore Straordinario di Urologia e Direttore Clinica Urologica Cagliari.
1975-83 - Direttore Clinica Urologica -Università di Trieste.
1981-84 - Presidente della Società Italiana di Urodinamica
1983-2002 - Direttore Clinica Urologica e Scuola di Specializzazione in Urologia-Università di Torino.
1986-88 -Presidente della Società Italiana di Urologia (SIU)
2003 - Professore Emerito – Università di Torino.
Angelo Roth per la sua personalità poliedrica è stato un personaggio singolare nella sua epoca, che lo vide protagonista nel mondo chirurgico, accademico, sociale, politico e parlamentare.
Nato ad Alghero il 1° gennaio 1855, era figlio di Sebastiano, medico, che svolgeva la sua professione-missione a favore delle classi sociali più umili, pertanto noto come “il Medico dei poveri”. Rimasto orfano in giovane età, terminati gli studi ginnasiali ad Alghero e quelli liceali a Sassari, si trasferisce a Torino per intraprendere gli studi universitari in Medicina e Chirurgia grazie a una borsa di studio messa a disposizione dal Collegio delle Province, fondato dai Savoia nel 1729, destinato a ospitare, a totale carico dello Stato, cento giovani di modeste condizioni economiche per completare gli studi universitari. L’esempio paterno di umanità nei confronti dei meno abbienti e le condizioni disagiate patite durante gli anni dell’Università marcarono decisamente la formazione etica e morale di Angelo Roth. Durante gli studi Roth manifestò una precoce attitudine per la Chirurgia: ancora studente, interno all’Ospedale San Giovanni, effettuò una tracheotomia a un bambino quasi soffocato per croup e dimostrò una tale perizia e prodezza tecnica che il suo maestro, il celebre professore Lorenzo Bruno, gli disse : tu diventerai un Chirurgo.
Dopo i lunghi anni trascorsi a Torino, Roth desiderava tornare in Sardegna; nel 1883 si presentò per l’aggregazione alla Facoltà Medico-chirurgica di Sassari con il lavoro “Sulla tubercolosi dell’anca”; nel 1886, poco più che trentenne,, ottenne l’eleggibilità per la Clinica chirurgica operativa a Cagliari e l’anno dopo vinse il concorso per la Cattedra di Medicina operatoria e Clinica chirurgica, divenendo Direttore della Clinica chirurgica di Cagliari; nel 1890, infine, avvenne il suo trasferimento all’Università di Sassari dopo la sua brillante affermazione nel concorso per la Cattedra di Clinica chirurgica.
La sua produzione scientifica spaziava in vari campi della patologia, della clinica chirurgica e della medicina operatoria: la tecnica ortopedica, la ginecologia operativa, la chirurgia addominale, toracica, cranica; i suoi studi sull’apparato uropoietico raggiunsero livelli di eccellenza e fu, inoltre, un assertore e divulgatore in Italia del taglio ipogastrico. Fu socio onorario della Società internazionale di Urologia. Nel 1902 il Ministero lo inviò a Londra e a Parigi allo scopo di raccogliere elementi sui progressi della Chirurgia delle vie urinarie.
Nel 1908 divenne Rettore dell’Università di Sassari che, nel 1917, gli conferì il titolo di Professore emerito; l’Ateneo turritano ebbe un notevole sviluppo durante il suo Rettorato anche grazie al suo influente ruolo politico.
Il 14 aprile del 1908 viene fondata, per la prima volta, la Società italiana di Urologia presso la Reale Clinica chirurgica del Policlinico Umberto 1° di Roma .
La nascita di una Società urologica autonoma non era troppo ben vista dai Chirurghi e fu una delle ragioni che indussero alla nomina di Angelo Roth, che, oltre a possedere un poderoso rilievo accademico e politico, come riportato da Ravasini “… aveva sempre preferito argomenti di indole urologica, non solo, ma era stato benevolo con i giovani che aspiravano all’Urologia, e si pensò che nessuno più di lui poteva in quell’epoca essere degno della nomina a Presidente della nascente Società … ” .
Nel 1917 si trasferì a Napoli alla Cattedra di Patologia speciale chirurgica e morì nel 1919 a Sassari.
L’Ateneo turritano gli dedicò un busto di bronzo, opera dello scultore romano Mario Rutelli che si trova nel loggiato del primo piano presso l’Università centrale.
In politica Roth espresse la sua posizione illuministica e razionale; fu un convinto repubblicano aderente alla sinistra radicale; nel primo Novecento fu Consigliere comunale e Assessore del Comune di Sassari; fu eletto deputato per la XXIII e la XXIV legislatura del Regno d’Italia e il decennio trascorso tra i banchi del Parlamento fu molto proficuo non solo per il suo Collegio ma per tutto lo Stato: difatti si interessò in maniera attiva e concreta al decentramento amministrativo e alla concertazione di una legislazione attenta alle istanze popolari nel campo dell’economia e del lavoro. Il suo impegno parlamentare maggiore fu per la scuola, difatti fu sottosegretario alla P.I con i governi Boselli e Orlando nonché membro del Consiglio superiore per la P.I. ; fondamentale fu la sua opera in Alghero per la costruzione dell’acquedotto e per gli interventi a favore del porto e della urbanistica.
Roth appartenne alla loggia massonica G. Maria Angioi di Sassari.
Tra i prestigiosi incarichi che Roth ricoprì nella sua carriera c’è anche la presidenza del neonato volontario Ordine dei Medici di Sassari.
Nel 1903 l’Ordine pubblicò il Codice di Etica e Deontologia medica, articolato in numerosi e particolareggiati argomenti,secondo solo al Codice professionale medico istriano-trentino e nato dalla esigenza della nuova e positivistica coscienza sanitaria che richiedeva una maggiore tutela rivolta alla salute delle classi sociali più deboli; nel contempo in quello Statuto veniva regolamentata la tutela del decoro della Classe medica , l’osservanza dello Statuto dell’Ordine e del Galateo medico e i rapporti tra le varie professioni sanitarie.
Originalissima è la definizione di Medico specialista.
Interessanti e attualissime sono le basi poste dal Codice, con una propria specifica originalità, in relazione a quello che oggi definiamo il consenso informato: si riconosce la necessità da parte del medico di raccogliere il consenso del Paziente ( o, in quell’epoca, dei familiari) prima di procedere con l’intervento sanitario.
Angelo Roth morì a Sassari il 26 ottobre 1919
Questo uomo singolare e dalla personalità affascinante rimase sempre molto legato alla sua terra e ai suoi concittadini, al punto che i muri cittadini riportavano in quasi tutte le vie la scritta: W ROTH; Alghero gli ha intitolato, nel 1954, una strada e, nel 1962, l’Istituto tecnico commerciale.
Per la grande fama conquistata nella sua città natale, è stato
anche scritto in suo onore un sonetto satirico, intitolato “L’idolo”, attribuito a un anonimo cittadino:
Anonimo, “L’idolo”
Il piccolo grand’uomo salva gente
par che il pondo sopporti rassegnato
del fardello d’onori, guadagnato
in ragione geometrica crescente.
Facondo e taciuto deputato
che fortuna acciuffò benignamente
scienziato, trincia carne ultra potente
da una turba famelica è impetrato.
La Società italiana di Urologia ha dedicato al suo primo Presidente la multimediale sala didattica nella nuova sede di Roma.
Angelo Roth, l’istituzione del volontario Ordine dei Medici di Sassari e l’emanazione del Codice di etica e deontologia medica.
Tra i tanti e prestigiosi incarichi che Angelo Roth ha ricoperto nel corso della sua vita, c’è anche la presidenza nel neonato Ordine dei Medici di Sassari, il cui Comitato provvisorio per la costituzione, diretto dal medico Pugioni in collaborazione con i dottori Simon (segretario) , Campodonico, Delogu, Devilla e Sanna, si riunisce in assemblea il 5 novembre 1902 allo scopo di compilare una serie di regole che ne fungano da base normativa.
Lo Statuto e il Regolamento dell’Ordine dei Medici di Sassari saranno pubblicatinell’aprile del 1903 da Roth, una volta assunta la carica di presidente, insieme al segretario Devilla.
Lo Statuto elenca gli scopi dell’Ordine, tra i quali si trovano la tutela del <decoro della Classe medica>, la difesa degli interessi professionali, e il richiamo <all’osservanza dello Statuto dell’Ordine e del Galateo medico per quei soci che in qualche modo vi mancassero> . Da qui nasce la ragione per la quale i regolari iniziali incontri del neonato Ordine dei Medici di Sassari sono anche dedicati a sviluppare quel testo che verrà denominato “Codice di etica e deontologia medica” che vede la propria pubblicazione nell’aprile del 1903 sempre con la firma del presidente Angelo Roth e del segretario Devilla.
Questo Codice ribadisce molti concetti presenti nel già esistente Codice Istriano trentino ma ne costituisce una sostanziale evoluzione in molti punti originali, quali la definizione di “medico specialista”, i rapporti tra medico e paziente, tra i medici e tra i medici e gli altri Professionisti del settore sanitario quali Farmacisti, Levatrici e Infermieri.
Angelo Roth e il “Consenso informato”.
Ciò su cui il Codice sassarese di etica e deontologia medica mostra una propria specifica originalità concerne la sua forte propensione a riconoscere la necessità da parte del medico di raccogliere il consenso del paziente prima di procedere con l’intervento sanitario. Infatti, mentre il Codice istriano – trentino individua il solo dovere di informativa, da rivolgersi nell’unico caso di <vero e imminente pericolo> alla famiglia e solo eventualmente al malato, il Codice di Sassari, pur comunque anch’esso trovando in prevalenza nella famiglia, e non nel paziente, il suo interlocutore, prevede il dovere del medico di ottenere il consenso all’atto operativo, nella estensione dell’
Articolo 4 :
< Non intraprenderà alcun atto operativo senza avere ottenuto il consenso dell’ammalato o delle persone dalle quali questo dipende, se è minorenne o civilmente incapace. Certi casi di urgenza si autorizzano, però, a derogare di questa regola. Ma nelle contingenze gravi domanderà, potendolo, il concorso di un collega che assuma una parte di responsabilità; ciò farà specialmente quando si tratti di procurare l’aborto a scopo terapeutico > .
La presenza dell’articolo 4 all’interno del Codice turritano si sostiene che sia da ascrivere a Angelo Roth, complici gli scenari sociali, culturali, politici ed economici della Sassari del tempo. Un sostegno della posizione che considera determinante il carattere di Angelo Roth per la norma sul consenso del paziente, si potrebbe anzitutto trovare nell’osservazione che tale norma non è presente nell’edizione successiva, datata 1913, che vede la luce sotto una nuova presidenza, quella di Salvatore Lumbau.
Parma 21 febbraio 1889-Mariano di San Lazzaro Parmense 5 marzo1927.
Il padre fu insigne docente di matematiche nell’Istituto Tecnico e nell’Università di Parma. Conseguì la laurea in medicina in Roma nel 1913 e vinse i concorsi Rolli, Corsi e Colasanti. La sua carriera scientifica si intensificò e si affermò specialmente nello studio dell’Urologia, specialità che in Francia si era da tempo imposta colla scuola del Guyon e che anche in Italia annoverava valenti cultori. Lo studio delle malattie delle vie urinarie infatti si era già reso autonomo e svincolato da tempo dalle branche fondamentali della medicina in Inghilterra e in Francia, mantenendosi però in un campo puramente circoscritto all’osservazione del paziente. Ad avvalorare e a rendere più completo il concetto clinico, a eliminare quelle incertezze e quei dubbi che l’esame dell’ammalato lasciava di sovente, occorreva l’indagine scientifica di laboratorio. In questo genere di studi, che avevano già avuto un grande impulso dalla scuola francese dell’Albarran, si affermò l’opera del Pirondini. Col lavoro Applicazione dell’azoturia sperimentale alla chirurgia renale ottenne la libera docenza per titoli in Clinica delle malattie urinarie.
A quest’opera seguirono altre non meno importanti e apprezzate sugli esami della funzione renale, sul cateterismo ureterale, sulla cistoscopia e cromocistoscopia, sulla prostata e sulle affezioni chirurgiche del rene. Nel 1923 la Società Italiana di Urologia lo nominò relatore sull’importante tema dell’esame della funzione renale e nell’anno successivo fu relatore al Congresso Internazionale di Urologia tenutosi in Roma sulla vaccinoterapia in chirurgia urinaria.
Il Pirondini perfezionò le proprie tecniche presso i grandi maestri del tempo: durante, Alessandri e Bastianelli in Roma, nicolich a Trieste, Lasio a Milano, Albarran, Legueu e Marion a Parigi. Istituì in Roma una clinica privata per le malattie delle vie urinarie tra le più moderne e attrezzate del tempo. il Pirondini si spense a soli 38 anni.
Fonti e Bibl.: Aurea Parma 3 1927, 129-130; B. Molossi, Dizionario biografico, 1957, 122.
Carmelo Bruni nacque a Parenti (Cs) nel 1865.
Conseguì la laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli studi di Napoli nel 1890; qui in seguito frequentò la Clinica chirurgica diretta da Carlo Gallozzi (1820 – 1903 ) e l’Istituto di Igiene diretto da Vincenzo De Giaxa (1848 – 1928).
Nel 1895 si recò a Parigi dove, presso l’Ospedale Necker, frequentò Jules-Emile Péan ( 1830 – 1898 ), eminente Chirurgo francese dell’epoca, e Jean-Casimire- Félix Guyon (1831 – 1920), padre della nascente scienza urologica.
Nel 1897 fu a Berlino per apprendere la metodica della cistoscopia perfezionata da Maximilian Nitze (1848 – 1906).
Nel 1898 conseguì l’abilitazione per la libera docenza in Patologia chirurgica.
Carmelo Bruni appare in una singolare pubblicazione semi seria, di un Autore che si cela dietro lo pseudonimo di Opticus, il cui titolo è “ Turba medicorum “ del 1905; ne riportiamo interamente il testo:
“ Bruni Carmelo, anche lui suocerizzante ( il suocero era il Professore Francesco Laccetti, noto Chirurgo ) per ciò che riguarda il taglio degli abiti e della barba, ma con l’aggravante del cistoscopio in più; un’aggravante che pochi rei di simil genere…. uroscopico possono contendergli. Carmelo infatti quando lo tiene in mano il cistoscopio, fa ( e vede) cose dell’altro mondo. Vi basti dire che una volta in circostanze difficilissime ha veduto col cistoscopio che nel rene accanto a una piramide la quale non era precisamente quella di Cheope, s’era neo formata qualcosa d’ignoto, d’ineffabile… una sfinge insomma. A guardare la piramide e la sfinge attraverso quel cistoscopio non pareva di essere in corpo a un uomo; bensì nel corpo di… ballo dell’Excelsior. Ma dopo lungo studio, Carmelo definì che si trattava d’un tumore determinato, e ciò in base alla sue nette concezioni scientifiche. Carmelo infatti è l’uomo delle nette concezioni, anzi l’uomo della… Concezione a Montecalvario… dove cistoscopizzava da mane a sera fino all’anno scorso. Ma accortosi che quella strada non era troppo ampia per la sua clientela ne cercò una più lata, vale a dire via Latilla. “
Tenne dal 1900 al 1906 dei corsi di Malattie delle vie urinarie presso l’Università di Napoli.
Enorme fu il suo impegno, congiuntamente al Professore Michele Pavone Tesauro ( - 1929 ) senior per ottenere la istituzione della libera Docenza in Patologia e Clinica delle vie urinarie, che egli stesso conseguì nel 1907.
Nel 1900 fondò e diresse il primo centro di Urologia come ambulatorio, prima presso l’Ospedale Gesù e Maria e poi presso l’Ospedale degli Incurabili nel 1910 : qui svolse la sua importante e pionieristica attività clinica e didattica per oltre un trentennio.
Fu tra i promotori e fondatori della Società italiana di Urologia nel 1908 della quale fu Presidente dal 1930 al 1932.
Carmelo Bruni fu anche un insigne studioso di Storia della Urologia ed ebbe il privilegio di esercitare la sua attività proprio nell’Ospedale degli Incurabili che aveva già allora una lunga tradizione urologica e “litotomica “ che traeva le sue origini da Michele Troja, titolare dal 1777 della borbonica Cattedra di Malattie delle vie urinarie; a tale proposito vanno menzionate le sue opere: Pionieri dell’Urologia allo Spedale degli Incurabili” del 1935 e “ L’Urologia d’oggi “ del 1931. Collaborò ai vari giornali esteri della specialità quale relatore italiano ed ebbe, nel 1907, l’alta distinzione di essere nominato socio onorario della Società tedesca di Urologia.
I suoi lavori ammontano a più di cinquanta, molti importantissimi, in ispecie quelli sulla elettrocoagulazione dei tumori vescicali, relazione tenuta a Milano al Congresso della Società italiana di Urologia del 1925, in correlazione con Colombino; da rilevarsi i suoi lavori sulla cistoscopia, quelli sulla operazione del Bottini, che collocano il Bruni tra i pionieri della specialità.
L’opera più importante di Bruni è rappresentata senz’altro dal “Compendio di Clinica terapeutica delle Malattie urinarie ad uso dei Medici e degli studenti “nelle due edizioni del 1914 e del 1921: tale opera, della consistenza di 350 pagine e 76 illustrazioni, rappresentò nella sua epoca un unicum, un testo completo di Urologia fino a quel momento inedito in Italia.
Lapidarie le parole di Carlo Ravasini quando, negli anni ’30, redasse “l’Urologia in Italia” :
“ Gli ultimi quaranta anni hanno segnato l’affermazione dell’Urologia in Italia, ed essa si deve non solo all’intrinseco diritto teorico, ma anche alla tenacia e alla volontà di singole personalità. Di queste personalità va ricordato in primo luogo Carmelo Bruni, uno dei maestri della Urologia italiana, padre ed amico di tutti, figura degna di essere rilevata. “
Rimase sempre affettivamente legato alla sua terra di origine; alla sua morte donò al Comune di Segreti la sua casa, che divenne la sede del Municipio.
Commossa e meritata la Commemorazione che, nel 1951, il Professore Luigi Pisani pubblicò sull’ Archivio italiano di Urologia (v. in Pagine memorabili nel Sito) .
Ermanno Mingazzini nacque a Roma il 25 aprile del 1893 , figlio di Giovanni Mingazzini (Ancona 1859-Roma 1929) , celebre neurologo, e di Elena Bobrik.
Conseguì la laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli studi di Roma nel 1917.
Conseguì le abilitazioni alla libera docenza in Clinica delle malattie delle vie urinarie nel 1926 e in Patologia speciale chirurgica nel 1933.
Fu nominato Assistente straordinario in Clinica neurologica, e poi in Clinica psichiatrica, nell’Università di Roma, nel 1917.
Nella Clinica chirurgica della stessa Università, fu nominato Assistente straordinario nel 1922, Assistente incaricato nel 1923 , Assistente di ruolo nel 1925 , Aiuto volontario dal 1926.
Ebbe l’incarico di insegnamento di Urologia, a titolo gratuito, dal 1927 al 1957.
Già Primario di ruolo presso gli Ospedali riuniti di Roma, nel 1949 venne trasferito, senza concorso, su provvedimento del Pio Istituto di Santo Spirito, al Policlinico di Roma come Primario aggregato di Urologia in sostituzione del Professore Gustavo Raimoldi, destinato all’Ospedale san Camillo di Roma.
Nel 1955 ebbe l’incarico di Direttore dell’Istituto di Urologia .
Il 15 dicembre del 1962 venne nominato, in seguito a concorso, Professore straordinario alla Cattedra di Urologia e Direttore dell’Istituto di Urologia dell’Università di Roma; fu collocato fuori ruolo dal 1 novembre 1963 e a riposo il 31 ottobre 1968.
Fu socio fondatore e segretario della Società italiana di Urologia, della quale fu anche Presidente negli anni dal 1952 al 1954.
Morì a Roma il 3 marzo del 1965.
Michelangelo Sorrentino nacque a Napoli il 16 ottobre 1900 da Laura Paoni e da Francesco ( 1854 -1929) docente di Traumatologia, Patologia e Clinica chirurgica nella Reale Università di Napoli, direttore dell’Ospedale dei Pellegrini di Napoli
Conseguita la licenza liceale nel 1917, si iscrisse lo stesso anno alla Facoltà di Medicina e Chirurgia della Reale Università di Napoli e dopo un brillante corso di studi ottenne la Laurea il 5 luglio del 1923 riportando la votazione piena cum laude.
Tra il 1922 e il 1924 frequentò a Roma i Reparti urologici diretti dal Professore Eugenio Pirondini (1889-1927) (v. biografia).
E’ presente al Congresso della Società italiana di Chirurgia nel 1923, insieme con i Professori Carmelo Bruni (1865-1951) (v.biografia) e Roberto Alessandri (1867-1948) (v.biografia), futuri Presidenti della Società italiana di Urologia.
Nel novembre 1923, presidente il Professore Giorgio Nicolich (1852-1925) (v.biografia), viene eletto Socio ordinario della Società italiana di Urologia
Nel 1923 – 24 frequenta il Servizio urologico diretto dal Professore Carmelo Bruni, di seguito il Reparto Chirurgico diretto dal Professore Jacobelli, nell’Ospedale di Santa Maria del popolo degli Incurabili di Napoli
Fu Assistente volontario della Clinica chirurgica presso la Reale Università di Napoli durante l’anno scolastico 1924 – 25.
Il 26 Luglio del 1926 risulta vincitore di Concorso quale Assistente del Reparto di Chirurgia diretto dal Professore Giuseppe Milone (foto n.7 ); tale incarico ebbe la durata di un biennio. Nello steso periodo espletò un breve Corso di lezioni sulle affezioni dell’apparato urinario, coadiuvando il Professore Milone, sempre presso lo stesso Ospedale.
Diviene Urologo degli Ospedali : Civile di Caserta, Pellegrini e Elena d’Aosta a Napoli.
La libera docenza: nel 1930 Sorrentino viene ammesso a presentare la domanda per ottenere la libera docenza in Clinica delle malattie urinarie; nel 1931, dalla commissione composta dai Professori Bruni, Carraro e Pavone,
gli viene conferita la libera docenza in “Clinica delle malattie urinarie
La libera docenza, come era in uso in quell’epoca, venne riconfermata, nel 1938, previa l’approvazione del Partito nazionale fascista nel 1937.
Nel 1933 viene nominato , a seguito di pubblico concorso, Coadiutore aggiunto in Chirurgia.
Nel 1935, in contemporanea con il Professore Carmelo Bruni nello stesso Ospedale degli Incurabili, riceve l’incarico della Direzione dell’Ambulatorio delle Malattie genito urinarie.
Nel 1935 viene bandito il Concorso per Direttore Chirurgo urologo del reparto di Urologia e dell’Ambulatorio per malattie urinarie dell’Ospedale degli Incurabili
dopo un iter concorsuale lungo e travagliato, risulta vincitore del Concorso e riceve la nomina
Negli anni successivi Sorrentino si dedicò alla Chirurgia urologica con una casistica operatoria notevole.
Inoltre fu presente sulla scena urologica internazionale intessendo rapporti di collaborazione scientifica con eminenti urologi europei che gli manifestarono la propria stima e amicizia: Terence Millin (1903-1980), Georges Marion (1869-1960), Roger Couvelaire (1903-1986), Salvador Gil Vernet (1892-1987) .
Nel 1943 Napoli fu bersaglio di un feroce bombardamento aereo; in seguito a esso molte strutture furono danneggiate, tra queste l’Ospedale degli Incurabili; pertanto la Divisione di urologia fu trasferita all’Ospedale Gesù e Maria.
Nel 1950 diviene “Fellow” del Collège International des Chirurgiens.
Nel 1953 gli venne affidata anche la direzione del Servizio urologico dell’Ospedale S.ta Maria di Loreto a Napoli .
Nel dicembre del 1953 si inaugura la nuova, moderna, Divisione di Urologia degli Ospedali riuniti di Napoli, presso l’Ospedale Antonio Cardarelli.
Qui l’Urologia napoletana ebbe la definitiva consacrazione a livello nazionale e internazionale per attività clinica, didattica,
scientifica e sperimentale a tal uopo vanno sottolineati l’interesse per la nascente branca della Andrologia e la elaborazione progettuale e la realizzazione di un sistema di depurazione extra renale da parte del Professore Francesco Sorrentino, figlio di Michelengelo.
Durante la sua carriera ospedaliera Sorrentino ebbe l’incarico di insegnamento ( non esisteva ancora una Cattedra di Urologia ) presso la Università degli studi di Napoli.
Fu Presidente della Società italiana di Urologia nel biennio 1956 / 58
Molti degli Aiuti e Assistenti di Sorrentino divennero in seguito Primari ospedalieri.
Numerosi riconoscimenti internazionali vennero tributati a Sorrentino; uno tra questi la targa della American Urological Association
Napoli fu sede, per l’iniziativa di Sorrentino, di Congressi nazionali e internazionali.
Le pubblicazioni di Sorrentino sono più di 150, su riviste italiane e internazionali; la sua opera principale, che ancora oggi viene consultata, è il monumentale “Trattato italiano di Urologia” del 1960, di 3142 pagine e con 1555 illustrazioni.
Morì il 7 maggio del 1981.
E’ meritoria la segnalazione della relazione ufficiale al X Congresso della Società Internazionale di Urologia di Atene nel 1955 su : La terapia del Cancro della prostata in quanto essa contiene, a distanza di più di sessanta anni, elementi di attualità.
Di essa riportiamo le parole conclusive:
“… La terapia di elezione del cancro prostatico deve essere la terapia chirurgica: la prostatectomia, che è l’unico intervento logico perché è radicale e diretto: Essa dovrà essere fatta il più precocemente possibile. Sarà opportuno che si istituiscano visite sistematiche e periodiche a tutti gli individui che abbiano passato i 50 anni per snidare i cancri latenti, o a sintomatologia molto modesta. Per gli inoperabili resta naturalmente la terapia ormonica, la quale può essere anche intesa come terapia preparatoria all’intervento, o terapia complementare, come si è detto anche per le altre terapie biologiche. “
Michele Troja, (fig.1 ) fu un medico e ricercatore a Napoli e a Parigi tra la fine del 18.mo secolo e l’inizio del 19.mo secolo. La sua attività, improntata dalla cultura illuministica fu volta allo studio clinico e sperimentale della biologia, della fisiologia, delle ossa, degli occhi, dell’apparato urinario e della terapia vaccinica; i suoi lavori urologici sono rilevanti. Gli fu assegnata dall’Università di Napoli, la cattedra di “Malattie degli occhi e della vescica urinaria” che va considerata come la prima cattedra universitaria nella disciplina urologica. [1]
Biografia [2]
Michele Troja nacque a Andria, Puglia il,22 giugno del 1747; dopo aver compiuto gli studi liceali si trasferì, nel 1765, a Napoli per iscriversi alla Facoltà di Medicina e Chirurgia della Regia Università di Napoli; qui ebbe come maestro e mentore Domenico Cotugno (Ruvo di Puglia 1736 – Napoli 1822), medico, chirurgo e anatomico, seguace delle moderne teorie di Giovan Battista Morgagni (Forlì 1682 – Padova 1771). Durante il corso degli studi fu nominato, nel 1770, chirurgo assistente dell’Ospedale napoletano di san Giacomo.Troja completò gli studi universitari nel 1772 e, nel settembre di quell’anno, conseguì la laurea presso l’Almo Collegio dei Medici napoletani.
Nel 1774 fu istituito un fondo di 10mila ducati da Luigi Tortora, [3] un chirurgo napoletano, per conferire periodicamente una borsa di studio da assegnare ai giovani chirurghi per la loro specializzazione a Parigi; nel 1774 la borsa di studio fu vinta da Michele Troja che partì per Parigi, dopo quattro anni di pratica anatomica e chirurgica svolta presso l’Ospedale di san Giacomo.( La stessa borsa di studio fu assegnata, più di un secolo dopo, a Michele Jungano). A Parigi si dedicò allo studio della rigenerazione delle ossa e allo studio patologico e sperimentale della cataratta; divenne membro della Reale Accademia francese di Medicina, dell’Accademia delle Scienze e della Reale Società di Medicina. Troja ebbe l’onore di essere invitato da Dénis Didérot (Langres 1713 – Parigi 1784) a redigere cinque capitoli nel “Supplément à l’Encyclopédie” (pubblicato nel 1777). Nel 1777 tornò a Napoli dove il Re borbone di Napoli Ferdinando IV gli offrì incarichi ed onorificenze; nel 1779 gli fu assegnata la “Cattedra per le malattie degli occhi e della vescica urinaria” presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Napoli, allora situata presso l’Ospedale di Santa Maria del popolo degli Incurabili; successivamente, nel 1789, fu nominato Chirurgo di camera di sua Maestà Ferdinando IV e, nel 1801, direttore della Commissione vaccinica. Nel 1780 sposò Anna Maria Marpacher, dama di compagnia della Regina Carolina di Napoli; dal matrimonio nacque Carlo (Napoli 1784 – 1858), così chiamato in onore della Regina, che lo ebbe a battesimo, e che fu uno storico e politico che ebbe un importante ruolo istituzionale come Primo Ministro Costituzionale; successivamente nacque il secondogenito Ferdinando (Napoli 1786- 1854), magistrato e Primo ministro del Regno borbonico, con un orientamento politico lontano da quello del fratello Carlo.Durante gli anni della Rivoluzione napoletana, del 1799, seguì la Corte durante l’esilio a Palermo e in questi anni cominciò la Vaccinazione antivaiolosa.Durante il periodo della occupazione francese dei napoleonidi, dal 1806 al 1815, la Corte si rifugiò nuovamente a Palermo e, in questo frangente, Troja vi rimase solo alcuni anni; al suo ritorno a Napoli trovò tutti i suoi beni confiscati dal nuovo regime ma per fortuna solo per un breve lasso di tempo [4]. Tornato a Napoli ebbe incarichi pubblici fino al 1811, dopodiché si dedicò assiduamente ai suoi studi.Morì a Napoli l’11 aprile del 1827.
- Attività scientifica e medica
Troja dedicò la sua vita scientifica alla osservazione clinica e sperimentale dei fenomeni connessi alle ossa, agli occhi, all’apparato urogenitale e alla terapia vaccinica; inoltre il suo interessa fu volto verso la biologia e la fisiologia. Essendo figlio del “Secolo dei lumi”, il lavoro di Troja è espressione di precisa applicazione del metodo sperimentale alla ricerca scientifica [5]. Sulle ossaTroja fu autore di due articoli [6] e due tavole illustrate [7] nel “Supplément à l’Encyclopédie” (pubblicato nel 1777) .Tenne due conferenze a Parigi su:sulla rigenerazione delle ossa, una memoria presentata alla Reale Società di Medicina a Parigi nel 1776 [8] sulla singolare struttura della tibia degli animali, memoria presentata alla Reale Accademia delle Scienze , nel 1777 [9].
De novorum ossium, in integris aut maximis, ob morbos, deperditionibus, regeneratione esperimenta: questo libro fu scritto seguendo gli studi di Albrecht von Haller (Berna 1708 – 1777) [10], di Henri Louis Duhamel du Monceau (Parigi 1700 – 1782) [11] e di Lazzaro Spallanzani( Scandiano 1729 – Pavia 1799) [12] Trattasi di un testo di grande valore clinico e sperimentale che fu tradotto – con alcune aggiunte - in italiano [13], in francese [14] e in tedesco [15] ;in esso viene trattato il dibattito tra von Haller e Duhamel circa l’ossificazione e include importanti relazioni circa esperimenti originali e complessi, anche con l’introduzione della necrosi sperimentale [16] -in realtà una osteomielite indotta - sotto l’aspetto biologico, istologico e chimico concernente la rigenerazione ossea così come lo studio dettagliato, analitico e sperimentale sulla osteogenesi e sul ruolo fondamentale del periostio. Tali esperimenti furono analizzati e riprodotti addirittura circa due secoli dopo [17][18][19]
Egli continuò, per tutto il perdurare della sua vita, a studiare la fisiologia delle ossa e pubblicò, nel 1814, un supplemento alle sue personali precedenti ricerche.[20]
- Sugli occhi
Durante la sua permanenza a Parigi, Troja collaborò con Felice Fontana (Pomarolo 1730 – Firenze 1805), fisiologo, alle sue ricerche sul corpo ciliare dell’occhio [21]; nello stesso periodo sviluppò un sistema per produrre la cataratta negli occhi di cadaveri umani e di animali [22].
Dopo il conferimento della cattedra universitaria, Troja pubblicò la raccolta delle sue lezioni in
- Lezioni intorno alle malattie degli occhi.
Napoli 1780 [23], un trattato di Oculistica di 470 pagine, basato su Storia, Anatomia, Fisiologia e, soprattutto, Patologia oculare. Esso si compone di tre sezioni:
- La struttura degli occhi e fisiologia della visione
- Malattie delle parti esterne che circondano il globo oculare
- Malattie del globo oculare.
Nel 1781 scrisse, con il suo allievo Salvadore Jacono, una dissertazione circa l’estrazione del cristallino come terapia chirurgica della cataratta [24].
- Sulla prevenzione del vaiolo
Nel 1801 Joseph Marshall, un medico inglese seguace delle teorie di Edward Jenner (Berkeley 1749 – 1823) praticò a Palermo la vaccinazione antivaiolosa alla flotta inglese [25]; subito dopo il Re Ferdinado IV, su consiglio di Michele Troja, inastaurò la campagna di vaccinazione nei Regni di Napoli e di Sicilia; Troja fu nominato direttore dell’ "Istituto vaccinico” di Napoli; si applicò alla biologia del vaccino, producendolo dai bovini, cos’ come alla organizzazione della vaccinazione di massa. [26]
.Gennaro Galbiati (Napoli 1776–1844) e Michele Troja introdussero a Napoli la retro-vaccinazione e svilupparono il vaccino tratto dalla linfa bovina [27]; nel 1803 riuscirono a dimostrare che il vaiolo poteva essere inoculato dai soggetti vaccinati ai bovini e che, in conseguenza, la linfa dei bovini infettati era efficace come vaccino sugli umani (retro-vaccinazione). La campagna di vaccinazione fu lunga e complessa a causa di molte controversie insorte circa i differenti metodi di vaccinazione, i relativi comportamenti biologici e gli effetti collaterali avversi [28]; inoltre, anche in quell’epoca, esistevano i “no vax” a causa di ignoranza, superstizione e interessi economici divergenti; per questo motivo Troja fu portato a scrivere una relazione apologetica circa le caratteristiche scientifiche ed epidemiologiche relative alla politica vaccinale nel Regno di Napoli [29].
- Su Fisiologia e Biologia
Nel 1770 Troja, in corso di una autopsia su di un corpo umano, repertò in maniera del tutto inaspettata, un verme nel seno frontale [30]. A Parigi Troja aveva conosciuto l’anatomista e fisiologo Antoine Portal ( Gaillac 1742 – Paris 1832) e tradusse in italiano il suo lavoro sulla asfissia [31]; lo stesso Portal coinvolse Troja in una ricerca sulla patogenesi della asfissia da monossido di carbonio, prodotta in maniera sperimentale, negli animali. [32][33], il lavoro più importante di Troja sulla fisio-patologia; le sue relazioni su questo argomento divennero fondamentali, cos’ come affermato negli anni successivi dal fisiologo francese Claude Bernard (Saint Julien 1813 – Parigi 1878)[34]. Collaborò con Giuseppe Saverio Poli (Molfetta 1746 – Napoli 1826) al suo trattato sui molluschi [35].
- Sulle malattie genito-urinarie
Uno dei presupposti del “legato Tortora” vinto da Troja era l’approfondimento della tecnica della litotomia; di ritorno a Napoli, presso l’Ospedale degli Incurabili, studiò la patologia e la clinica delle malattie dell’apparato urinario; inoltre il suo contributo alla urolitiasi è fondamentale in quanto tratta della fisica, della chimica e della struttura dei calcoli urinari e della relativa implicazione nella terapia. Nella introduzione al suo maggior lavoro sull’argomento [36]:
“Lezioni intorno ai mali della vescica urinaria”, che fu anche tradotto in tedesco [37], compare la sua grata riconoscenza a Mariano Santo (Barletta 1488 – Roma 1577), uno dei padri fondatori della litotomia. In questo testo sono raccolte le lezioni tenute presso l’Università di Napoli; fu pubblicato tra il 1785 e il 1793 e consiste di due volumi.Il primo volume tratta, in sei lezioni, di:
- La struttura dei reni e degli ureteri
- Ferite; infiammazione e sue conseguenze; dislocazione del rene.
- Litiasi: inquadramento generale; calcoli renali.
- Sostanze solventi dei calcoli; nefrotomia; fistole renali; ulcere renali.
- Ostruzioni urinarie: alcune malattie ureterali; diabete.
- Tipi differenti di dolore lombare; ascessi lombari; aneurisma lombare.
Il secondo volume tratta di :
- Calcolosi vescicale
- Litotomia
- Malattie dell’uretra
- Sulla costruzione dei cateteri flessibili [38] [39]
Troja aveva scritto un capitolo intitolato “Résine elastique “ nel “Supplément à l’Encyclopédie” del 1777 [40][41]: in questo capitolo egli analizza meticolosamente le proprietà fisico-chimiche del caoutchouc edescrive tutte le fasi della costruzione degli strumenti chirurgici composti da questa sostanzaL’ultima parte del primo volume sulla Urologia [42] è dedicata alla costruzione dei cateteri uretrali flessibili composti da seta e resina elastica; in esso di trova una descrizione dei cateteri disponibili all’epoca ma la parte più importante e notevole è l’esposizione della metodica di lavorazione, esposta passo dopo passo, per costruire i cateteri secondo il suo progetto; il testo è illustrato da pregevoli disegni (fig. 2 e3).
- Michael Troja Honorarius Chirurgus in Cathedra de morbis oculorum et vesicae.
Nel 1773 il papa Clemente XIV promulgò la soppressione della Compagnia di Gesù [43]
Ma già nel 1767 Ferdinando IV di Borbone, Re di Napoli, aveva promulgato la legge sull’espulsione di Gesuiti e la confisca delle loro proprietà [44]; quindi l’Università di Napoli acquisì come sede quello che era stato il Collegio dei Gesuiti [45]; tutte le Cattedre e gli insegnamenti universitari furono stabiliti in quella sede tranne quelli pertinenti alla Medicina e alla Chirurgia che furono collocati presso l’ “Università istituita da Sua maestà presso l’Ospedale degli Incurabili”, il ,grande e prestigioso ospedale napoletano [46]. Di questa Università facevano parte le cattedre di Anatomia, Ostetricia, Chirurgia pratica, oltre al dissettore e dimostratore anatomico; il direttore era Giovanni Vivenzio (1747 – 1819), che aveva anche i titoli di Protomedico generale del Regno e Direttore e Sovrintendente dei Regi Ospedali. Nel 1779 la cattedra di “Malattie degli occhi e della vescica urinaria” fu aggiunta a quelle già esistenti (fig,4 and 5). Mentre la Clinica oculistica, diretta dal professor Barth esisteva a Vienna dal 1775 [47], non esistevano precedenti concernenti l’istituzione di un insegnamento universitario relativo all’apparato uro-genitale e in questo consiste l’originalità della Cattedra affidata a Michele Troja. Dopo la fine del regno borbonico l’Università perse le sue prerogative; la successiva Cattedra di Urologia fu creata a Napoli due secoli dopo, nel 1975, e fu affidata, per concorso, al professor Tullio Lotti (Prato 1933).
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[1] Del Gaizo M., Della vita e delle opere di Michele Troja, Memoria prima, Bollettino degli Atti dell’Accademia Medico-Chirurgica di Napoli, Napoli, 1898.
[2] Von Schönberg A., Biographie des Dr. und Professors Michel Troja, Erlangen, 1828.
[3] Del Gaizo,M. op.cit. p.58
[4] Trevisani G., Brevi notizie della vita e delle opere di Carlo Troja, Napoli, 1858, p.5.
[5] Védrènes A., Expériences sur la régéneration des os par M.Troja, Paris, 1890, p.53.
[6] Diderot D, d’Alembert JB., Supplément à l'Encyclopédie ou Dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers, par une société de gens de lettres ; mis en ordre et publié par M***, Tome 4, N-Z, 1776-1777. Tibia, (Anatomie, Chirurgie), pp. 941-7 and Ténacité des os (Anatomie) pp. 931-3.
[7] Diderot D, d’Alembert JB., (L’Encyclopédie), Recueil de planches sur les sciences, les arts libéraux, et les art méchaniques, avec leur explication,1751-1780, Chirurgie planches VII – VIII and p. 15.
[8] [8]Diderot D, d’Alembert JB. Supplément à l'Encyclopédie., Régéneration des os, pp.355-365 and 3 planches..
[9] Troja M., Sur la structure singuliére du Tibia et du Cubitus des Grenouilles et des Crapauds, avec quelques expériences sur la réprodution des os dans les mêmes animaux in Mémoires de Mathématique et de Physique. Tome IX, Paris MDCCLXXX., pp. 768-780.
[10] Von Haller A., Deux mémoires sur la formation des os, fondés sur des expériences, Lausanne, 1758
[11] Duhamel du Monceau H.L., Mémoires de l’Académie des sciences, 1741.
[12] Spallanzani L., Prodromo di un’opera da imprimersi sopra le riproduzioni animali, Modena, 1768.
[13] Troja M., Esperienze intorno alla rigenerazione delle ossa, al callo della frattura ed alla forza che la natura impiega in allungare le ossa mentre crescono, Napoli, 1779.
[14] Védrènes A., op.cit.
[15] Troja M., Neue Beobachtungen und Versuche über die Knochen von Dr.J.J. Albrecht von Schönberg, Erlangen, 1828
[16] Delle Chiaje S., Troja inventore della necrosi artificiale, in Discorso storico sul Museo di anatomia e sulle opere notomiche dei pubblici professori della R. Università di Napoli, Filiatre Sebezio LI, p.214.
[16] Randelli G., Ripetizione degli esperimenti di Michele Troja sulla rigenerazione delle ossa, Physis VI, 1964, I, pp.45-64
[17] Randelli G., Ripetizione degli esperimenti di Michele Troja sulla rigenerazione delle ossa, Physis VI, 1964, I, pp.45-64.
[18] Belloni L., Dalla osteogenesi periostale alla resezione sotto-periostale: Michele Troja, 1775, e Bernardino Larghi, 1847, in Simposi clinici, VIII, 1971, 4, pp.25-33.
[19] Petronio F., Sulla importanza dei lavori di patologia chirurgica fatti da M Troja, Rendiconti della Reale Accademia medico-chirurgica. Napoli, 1867.
[20] Troja M., Osservazioni ed esperimenti sulle ossa, Napoli, 1814.
[21] Fontana F., Déscription d’un nouveau canal de l’oeil in Traité sur le venin de la vipère, Florence. 1781
[22] Troja M., Mémoire sur une Cataracte artificielle qu’on peut produire sur les yeux des cadavres & des animaux vivants in Roziers, Observations sur la Physique, sur l’histoire naturelle et sur les arts. Paris, 1778.
Troja M., Mémoire sur une Cataracte artificielle qu’on peut produire sur les yeux des cadavres & des animaux vivants in Roziers, Observations sur la Physique, sur l’histoire naturelle et sur les arts. Paris, 1778.
[23] Troja M., Lezioni intorno alle malattie degli occhi, Napoli, 1780.
[24] Jacono Catalano S., Dissertazione sulla preferenza dell’operazione della cateratta per estrazione, Napoli, 1780
[25] Borrelli A., Dall’innesto del vaiolo alla vaccinazione jenneriana: il dibattito scientifico napoletano in Nuncius, Annali di storia della scienza, anno XII, 1997, fasc.1, pp. 67-85.
[26] Troja M., Inoculazione del vajuolo vaccino in Sicilia, 1801.
[27] G., Galbiati Memoria sulla inoculazione vaccina , Napoli. 1810.
[28] Buonaguro F.M et al., The XIX century smallpox prevention in Naples and the risk of transmission of human blood-related pathogens, Journal of Translational Medicine, 2015, 13:33.
[29] Galbiati G., Lettera apologetica sulla vaccina, Napoli, 1803.
[30] Troja M., Rarissima observatio de magno lumbrico in frontali sinu reperto, & totam ejus cavitatis replente, Napoli, 1770.
[31] Portal A., Rapporto fatto per ordine dell’Accademia delle scienze sopra gli effetti dei vapori mofettici nel corpo dell’uomo, Parigi, 1776.
[32] Troja M., Mémoire sur la mort des animaux soffoqués par la vapeur du charbon allumé & sur le moyens de les rappeler à la vie in Roziers Observations sur la Physique, sur l’histoire naturelle et sur les arts., pp. 173-183
[33] Troja M., Suite du mémoire de M.Troja, Roziers, op. cit., pp. 212-308.
[34] Bernard C., Leçons sur les effects des substances toxiques et médicamenteuses, Paris, 1837.
[35] Poli I. X., Testacea utriusque Siciliae eorumque historia et anatome tabulis aeneis illustrata, Parma, 1791
[36] Troja M., Lezioni intorno ai mali della vescica orinaria e delle sue appartenenze, Napoli, 1785-1793
[37] Troja M., Ueber die Krankheiten der Nieren., Der Harnblase un der ubrigen zur Ab-und Aussonderung des Harns bsetimmten Theile, N. Samml. d. auserl h. n. Abhandl. f. Wundartze, Leipzig, 1788
[38] [38] Bellini A., I cateteri flessibili nella storia della veneorologia e dell’urologia in Italia dall’epoca greco-romana ai giorni nostri, Milano, 1935.
[39] Galbiati G., Memoria sulla maniera di costruire i cateteri flessibili. Napoli, 1805.
[40] Troja M., Résine èlastique in Diderot D, d’Alembert JB, Supplément à l'Encyclopédie, op.cit., pp. 610-613.
[41] Troja M., inL’Encyclopédie, Recueil de planches sur les sciences, les arts libéraux, et les art méchaniques, avec leur explication, 1751-1780, Chirurgie, planche VI and p. 15.
[42] Troja M., Memoria sulla costruzione dei cateteri flessibili, e di ogni altra sorta di tubi pieghevoli, onde la Chirurgia potesse aver bisogno Ed in particolare di quei, che si fanno di seta, e che si cuoprono di Resina Elastica di Cajenna, o di altra sostanza, in Lezioni sopra i mali…, op.cit., pp.261-295.
[43] Dominus ac Redemptor, July 21, 1773.
[44] De Sariis A., Codice delle Leggi del Regno di Napoli, libro primo, Napoli, 1792.
[45]Pinto A., Da Collegio massimo a Università, in Societas Anno XLII, Gennaio Aprile 1993, pp.10-23.
[46] Borrelli A., Le origini della Scuola medica dell’Ospedale degli Incurabili di Napoli, Estratto dall’Archivio storico per le Province napoletane, Società napoletana di Storia patria, Napoli, 2000
[47] Del Gaizo M., Della vita e delle opere di Michele Troja: Memoria terza, Bollettino degli Atti dell’Accademia Medico-Chirurgica di Napoli, Napoli, 1905.
Ulrico Bracci nacque a Terni il 14 giugno del 1910 da Braccio, Chirurgo, e da Olga Ramarini. Iniziò gli studi di Medicina e Chirurgia presso la R. Università di Roma nell’anno accademico 1927-28; tra il 1927 e il 1930 fu Allievo interno presso il R. Istituto di Anatomia umana normale diretto dal Professore e Senatore Riccardo Versari (Milano, 1865 – La Morra, 1945) ; tra il 1931 e il 1933 fu Allievo interno presso la Clinica chirurgica diretta dal professore Roberto Alessandri (Civitavecchia 1867-Roma 1948), presidente della Società italiana di Urologia tra il 1928 e il 1930; sotto la guida dell’Alessandri compilò la tesi di laurea che conseguì il 31 ottobre del 1933, con il massimo dei voti e la lode ; subito dopo ottenne l’Abilitazione all’esercizio della professione presso la R. Università di Padova, con il massimo dei voti.
Dalla laurea fino al 1 ottobre 1935 prestò servizio ininterrotto presso la Clinica chirurgica di Alessandri in qualità di Assistente volontario e ,successivamente, fino alla fine del 1935 ebbe un incarico interno con le attribuzioni di Assistente effettivo; durante questo periodo ebbe come compagni, sebbene più anziani e con ruoli ordinari, i professori Pietro Valdoni (Trieste 1900-Roma 1976) e Paride Stefanini (Roma 1904-1981) al quale fu legato da duratura amicizia .
Nel dicembre del 1934 Bracci partecipò, insieme con Stefanini, al famoso intervento di Trendelenburg per embolia polmonare che tanto lustro conferì a Valdoni .
Università di Perugia
Dopo il periodo romano, il professor Bracci approdò alla Clinica chirurgica dell’Università di Perugia diretta dal professore Galeno Ciccarelli (Gerfalco 1889-Padova 1970) e dal 1939 da Fedele Fedeli (Pisa 1891–Firenze 1961), che proveniva da un famiglia toscana con una prestigiosa tradizione medica e universitaria. Al professore Fedeli, Bracci fu sempre legato, anche nel ricordo, da una sincera filiale devozione; per Fedeli fu sempre l’allievo prediletto .
A Perugia fu nominato Assistente incaricato il 1 gennaio 1936 e fu confermato in questa carica anche per l’anno accademico successivo; nel Gennaio del 1938 partecipò al Concorso nazionale per Assistente all’insegnamento di Clinica chirurgica generale e terapia chirurgica, risultando tra i vincitori; il 1 maggio del 1938 fu nominato Assistente effettivo e nel 1942 Aiuto di ruolo fino al 1948 A questo periodo corrisponde una cospicua serie di pubblicazioni scientifiche inerenti alla Chirurgia generale e anche alla Urologia. Il 6 ottobre del 1942 gli fu conferito l’incarico di insegnamento di Anatomia chirurgica e Corso di operazioni, nell’ambito del quale tenne anche un corso libero di Urologia, incarico che mantenne fino a tutto l’anno accademico 1946-47. Da Fedeli gli fu anche conferita la supervisione del Reparto urologico della Clinica stessa.
Tra il 1935 e il 1938, presso la Clinica chirurgica di Roma, la Clinica chirurgica di Perugia e l’Ospedale militare del Celio di Roma, Bracci riportò una casistica personale di circa 500 interventi chirurgici.
Le pubblicazioni scientifiche relative al periodo perugino, molto numerose, vertono su vari argomenti: chirurgia generale, urologia, anestesiologia, medicina e chirurgia sperimentali, chirurgia di guerra.
Tra il 1940 e il 1942 Bracci ottenne le abilitazioni alla libera docenza in Patologia speciale chirurgica e propedeutica clinica, in Urologia e in Clinica chirurgica generale e terapia chirurgica.
- La militanza nel R.Esercito italiano
Per quanto riguarda la militanza nel R. Esercito italiano Bracci prestò servizio presso:
Reggimento Piemonte della Reale Cavalleria per servizio di prima nomina come Sottotenente di Cavalleria nel 1931
Servizio di prima nomina, come Ufficiale medico, all’Ospedale militare di Roma nel 1936
Richiamato alle armi d’autorità nel periodo bellico e destinato all’Ospedale militare di Udine , poi assegnato al 55° Ospedale da campo mobilitato.
Assegnato al XIV nucleo Chirurgico mobilitato in territorio dichiarato in stato di guerra nel 1941.
- Università di Firenze
Nel 1946 Pietro Valdoni, dopo aver diretto l’Istituto di Patologia chirurgica a Firenze dal 1941, fu chiamato a dirigere l’omonimo istituto presso l’Università di Roma e, successivamente, la Clinica chirurgica in seguito alla prematura fine di Raffaele Paolucci di Valmaggiore (Roma 1892 – 1958) .Nel 1947 Fedeli viene chiamato dall’Università di Firenze a dirigere l’Istituto di Patologia chirurgica e propedeutica clinica e Bracci lo seguì; nel corso del 1949 Fedeli passò a dirigere l’Istituto di Clinica chirurgica presso la stessa Università e Bracci lo seguì ancora, sempre con la nomina di Aiuto di ruolo.
Dal 1949 al 1952 gli fu conferito l’incarico di insegnamento di Anatomia chirurgica e corso di operazioni e, dal 1951 al 1957, quello di Urologia. Nel febbraio del 1950 partecipò al concorso alla cattedra di Patologia chirurgica nell’Università di Cagliari e riportò il giudizio unanime di maturità.
Il 26 maggio del 1955 venne bandito il Concorso per la Cattedra di Urologia presso l’Università di Palermo; il professore Michele Pavone (Palermo 1894-1975, presidente SIU dal 1950 al 1952) risultò vincitore al primo posto, al secondo Bracci e al terzo Luigi Pisani (futuro Presidente della Società italiana di Urologia durante il biennio 1960-1962). Il 17 aprile 1957 Bracci venne nominato Professore straordinario di Urologia per un triennio, come da prassi. Nel 1957 fu istituita la Scuola di specializzazione di Urologia a Firenze.
Il 1° marzo del 1961 si riunisce a Roma la Commissione per la nomina a professore ordinario dei professori Bracci e Pisani, che nel frattempo era stato nominato professore straordinario di Urologia nell’Università di Milano; la relazione della Commissione fu completa e lusinghiera nei confronti di entrambi i candidati. Pertanto Bracci ebbe il 21 marzo del 1961 la nomina a professore ordinario di Urologia presso l’Università di Firenze
Il periodo relativo alla Cattedra di Urologia a Careggi fu molto fecondo dal punto di vista chirurgico e dal punto di vista della produzione scientifica, imponente sia quella personale del professore Bracci che quella degli allievi, che cominciarono a essere numerosi; la Clinica fu dotata di una vasta biblioteca e di un laboratorio modernamente attrezzato. Sicuramente rilevante è la pubblicazione, nel 1950, del testo di Bracci: “Semeiotica e diagnostica urologica”(fig.1)così come “Le vie di accesso nella chirurgia dell'apparato urinario” del 1956. Inoltre Bracci fondò la rivista Chirurgia urologica nel 1959 . In questo periodo si cominciarono a definire le innovazioni chirurgiche e gli orientamenti che sarebbero stati tra i motori dello sviluppo della moderna Urologia italiana; grande risonanza internazionale ebbe l’impiego della vescica rettale basandosi sulle tecniche che Mauclaire (fig.2) nel 1895, Gersuny (fig.3) nel 1906 e Heitz-Boyer e Hovelacque (fig.4) nel 1912 avevano ideato per l’estrofia vescicale.
L’Università di Roma.
Nell’ordinamento dell’Università di Roma non esisteva, storicamente, la Cattedra di Urologia; esisteva un reparto di Urologia, aggregato alle Chirurgie, che fu diretto dal professore Gustavo Raimoldi (presidente SIU dal 1948 al 1950) e, dal 1949, per nomina diretta senza concorso, e per trasferimento dagli Ospedali riuniti di Roma, dal professore Ermanno Mingazzini (Roma 1893- 1965, presidente SIU dal 1952 al 1954) Ermanno Mingazzini, inoltre, ebbe l’incarico di insegnamento di Urologia dal 1936 al 1962 e fu nominato anche Direttore dell’Istituto di Urologia; in quest’anno, il 15 dicembre, cessò da professore incaricato e fu nominato, per un triennio solare, professore straordinario di Urologia in seguito a concorso. Il 1° novembre del 1963 Mingazzini fu collocato fuori ruolo e cessò dalla Direzione dell’Istituto di Urologia.
Il professore Bracci, unico aspirante, fu nominato per trasferimento dall’Università di Firenze, a ricoprire la cattedra di Urologia, resasi vacante, presso la stessa Università; il trasferimento fu effettivo dal 1° novembre 1963 .
Nel novembre del 1964 Bracci fu nominato Direttore della Scuola di specializzazione in Urologia e Direttore dell’Istituto di Urologia presso l’università di Roma, finché fosse stato titolare della Cattedra. di Urologia e, in seguito, di Clinica urologica .
Memorabile fu la prolusione tenuta dal professore Bracci nell’Aula magna dell’Università di Roma il 12 maggio 1965: L’Urologia e la specializzazione di ieri, di oggi e di domani” .
Dal 1° novembre del 1967, su proposta del professor Bracci, fu decretato il cambiamento di denominazione della Cattedra di Urologia in Cattedra di Clinica urologica nell’Ordinamento didattico del corso di laurea in Medicina e Chirurgia dell’Università di Roma. Bracci fu anche Direttore della Scuola di specializzazione in Nefrologia, ad anni alterni, con il professore Aldo Turchetti.
Il periodo romano costituì l’apoteosi di Bracci, nella Facoltà di Medicina più ambita d’Italia, titolare di una Cattedra che aveva plasmato e che mai più, nelle epoche successive, ebbe il lustro del quale Bracci la aveva coronata. La Clinica urologica era un treno in corsa, Bracci (fig.5) era l’Urologo italiano e dominava la scena urologica italiana sotto ogni aspetto, anche quello accademico che vide fiorire ed espandersi la branca in completezza e autonomia.
Urologi provenienti da tutta Italia frequentavano la Clinica di Bracci per abbeverarsi a quella preziosa fonte; significativa la testimonianza del professor Aldo Martelli, di Bologna, in seguito alla sua visita presso la Clinica urologica di Roma dove rimase addirittura “folgorato” come lui stesso testualmente racconta nei suoi ricordi: “….lì trovai quello che cercavo: una chirurgia innovativa ed un chirurgo tecnicamente ineccepibile, elegante, veloce, preciso . Il professor Bracci incarnava il mio ideale di chirurgo; la mia decisione era presa: sarei diventato urologo”.
Il 1° novembre 1980 Bracci venne collocato fuori ruolo fino al 31 ottobre 1985 ; il 1° novembre 1985 venne collocato a riposo per raggiunti limiti di età.
Durante il suo mandato, il Dipartimento di Urologia risultava composto dalle seguenti Cattedre:
- Clinica urologica: Mario Tacciuoli
- Urologia pediatrica: Mario Tacciuoli e poi Cesare Laurenti
- Urologia ginecologica: Antonio Furbetta
- Patologia urologica: Franco Di Silverio
- Nefrologia chirurgica: Nicola Cerulli
Il 12 dicembre 1986 il Presidente della Repubblica Cossiga conferì al professore Bracci il titolo di Professore emerito.
Nel 1975 Bracci fu insignito della Medaglia d’oro al merito della Sanità pubblica .
Il professore Bracci fu membro dell’Accademia romana di Scienze mediche e biologiche e del Consiglio superiore di Sanità.
Il professore Bracci fu Presidente della Società italiana di Urologia due volte: la prima per il periodo 1966-1968 e la seconda per il periodo 1974-1978.
Il 12 aprile 1991, il Dipartimento di Urologia dell’Università di Roma “La Sapienza”, fu ribattezzato: “Dipartimento di Urologia Ulrico Bracci” (fig. 6) e gli fu intestato un viale nel vecchio Policlinico romano (fig. 7).
Si ricordano la cospicua serie di strumenti chirurgici ideati dal professor Bracci e realizzati da Berto Guarducci a Firenze; questi nacquero specificamente per la Chirurgia urologica e fanno ancora parte dell’armamentario di moltissime Sale operatorie in Italia e all’estero.
Ulrico Bracci si spense a Roma il 13 agosto del 1993 e riposa nella cappella di famiglia a Monterotondo.
Il Prof Alfiero Costantini nasce a Terni il 16 dicembre 1918. Ha frequentato il Liceo Ginnasio C. Tacito.
Dalla consultazione del materiale di archivio risulta che le pagelle di Alfiero Costantini nel corso di tutti gli anni di frequenza sono risultate in assoluto le migliori. Si iscrive alla Facoltà di Medicina e Chirurgia di Perugia nell’anno accademico 1936-7 e consegue la laurea con lode il 6 luglio 1942. La guerra ebbe un ruolo non trascurabile sulla vita professionale di Costantini , infatti alcuni giorni prima della laurea e precisamente il 3 luglio 1942 ottenne un incarico come prestatore d'opera supplente presso la Clinica Chirurgica di Perugia. Infatti questa diretta dal prof Fedele Fedeli si ritrovò ben presto a corto di personale medico perché molti furono chiamati alle armi , ad esempio Bracci fu inviato a Lubiana e Billi in marina a Taranto.
Così Fedeli con il solo Costantini si trovò a sostenere l’intero carico di interventi chirurgici. Fu certamente un lavoro enorme che però formò chirurgicamente Costantini in breve tempo. Costantini resta a Perugia dal 1942 al 1957.
Fino al 1947 sotto la guida di Fedele Fedeli quando questi lascia Perugia per Firenze dove va a ricoprire la cattedra di Clinica Chirurgica portando con se Ulrico Bracci.
Dal 1947 al 1957 a Fedeli succederà il Prof Paride Stefanini con cui Costantini instaurerà un ottimo rapporto e che ricorderà sempre come chirurgo di grande esperienza .
Nel periodo 1955-57 almeno 2 eventi sono importanti nella storia del Prof Costantini . Il primo ha molti aspetti di leggenda frammista a elementi storici documentabili : mi riferisco al periodo a partire dal 1955 a Perugia dove Costantini gestisce sotto la Guida di Stefanini la Patologia Chirurgica . In quel momento viene dato l’incarico di Professore di Patologia Chirurgica a Luigi Tonelli , allievo di Valdoni, proveniente da Roma.
Tra i 2 non corre buon sangue e qualche discussione di troppo su argomenti chirurgici spinge Costantini a seguire il suo vecchio e stimato maestro Fedeli a Firenze . D’altra parte a Firenze si sta realizzando qualcosa di straordinario da un punto di vista urologico. A tal proposito occorre fare una doverosa
premessa . A quel tempo la decisione sulle cattedre da assegnare in chirurgia passava attraverso figure carismatiche come quella di Pietro Valdoni e Achille Mario Dogliotti . Il Prof Fedeli si era trovato più volte la porta chiusa per ottenere una nuova cattedra.
La soluzione fu quella di richiedere una cattedra non per la chirurgia ma per l’urologia. D’altra parte l’urologia aveva acquisito importanza e i tempi erano maturi per inserire l’insegnamento universitario della stessa . Il 26 maggio del 1955 venne bandito il Concorso per la Cattedra di Urologia presso l’Università di Palermo; il professore Michele Pavone risultò vincitore al primo posto, al secondo Bracci e al terzo Luigi Pisani, così oltre alla cattedra di Palermo vennero istituite le cattedre di Firenze e Milano. Il 17 aprile 1957 Bracci venne nominato Professore straordinario di Urologia .
Risale appunto al 1957 l’istituzione della Scuola di specializzazione di Urologia a Firenze. La cosa ancor più straordinaria è che intorno alla figura di Ulrico Bracci si forma un gruppo di giovani interessati alla materia e alla sperimentazione . Molti di questi allora” giovani” saranno poi coloro che raccogliendo il testimone lasciato da Bracci porteranno alla diffusione della materia urologica in gran parte del territorio italiano.
Il primo nucleo di collaboratori nel 1957 annoverava Bigagli Mario, Cerulli Nicola, Francini Marcello, Giuliani Luciano, Lotti Tullio,Masini Giancarlo,Micali Francesco,Muzzarelli Verzoni Massimo, Palchetti Giovanni,Pisani Enrico,Polito Mario,Tacciuoli Mario. Costantini arriva da Perugia nel 1958 come Libero
Docente fino al 31 ottobre assumendo il ruolo di aiuto solo l’anno successivo . Costantini per quanto detto prima arriva come chirurgo formato e di grande esperienza diversamente dai medici presenti in Clinica al momento che erano alle prime armi e privi di esperienza di sala operatoria anche perché Bracci
era un monopolizzatore . L’arrivo di Costantini rompe un po’ gli equilibri dal momento che relega alcuni ad un ruolo secondario almeno in sala operatoria.
In quegli anni il gruppo di Bracci dette vita ad una notevole attività di ricerca, degni di nota furono gli studi su: Studi su:Ipertensione di origine renale, Patologia malformativa ( SGPU, megauretere, estrofia vescicale), Dialisi extracorporea, L’uso dell’intestino in urologia(Derivazioni urinarie, Sostituzione ureterale),Chirurgia oncologica (pelvectomia totale). L’idea innovativa di ricerca e sperimentazione dette vita anche alla realizzazione della rivista scientifica “Chirurgia Urologica”.
Nel 1963 Bracci lascia Firenze chiamato dalla facoltà medica di Roma a ricoprire la Cattedra di Urologia, porta con se molti dei medici allora presenti in Clinica.
Partito Bracci , Alfiero Costantini diventa direttore dell’Istituto di Urologia dell’Università di Firenze che nel frattempo si è trasferita a Villa Monna Tessa allora dotata di un reparto di degenza di 90 posti letto convenzionati con l’Arcispedale di S. Maria Nuova , una sala con due letti operatori , una sala endoscopica, servizi autonomi di radiologia e anestesia, rene artificiale , laboratorio e sala per chirurgia sperimentale.
Monna tessa sarà la sede dell’urologia fino al 2013, anno in cui si ha il trasferimento nella sede attuale presso il padiglione San Luca Nuovo.
Nel 1964 è stato chiamato a ricoprire la Cattedra di Clinica Urologica dell’Università di Firenze.
Presidente SIU dal 1970 al 1972 .Autore di oltre 250 pubblicazioni e 52 video Intorno a Costantini si forma un nuovo nucleo di medici tra cui alcuni giovani come Michelangelo Rizzo, Andrea Durval, Domenico Ferrarese, Ruggero Lenzi, Giovanni Grechi, Damiano Turini, Giuseppe Scapicchi.
In quel periodo iniziale i cavalli di battaglia del gruppo Costantini erano le derivazioni urinarie post cistectomia, in particolare la Vescica rettale(Motion picture: rectal bladder with Gersuny procedure after radical cystectomy. Costantini A, Lenzi R, Selli C. Trans Am Assoc Genitourin Surg. 1976;68:97-8.), la chirurgia renale ex situ (Ex situ surgery of the kidney: experience with 20 autotransplantations. Costantini A, Turini D, Selli C, Masini GC, Nicita G.Eur Urol. 1978;4(5):317-23), la nefrologia e la dialisi.
A partire dalla metà degli anni 70 la scuola fiorentina si è fatta conoscere in particolare per la chirurgia conservativa dei tumori renali che si è andata consolidando nei decenni successivi come trattamento di scelta dei tumori renali di basso stadio proprio grazie alla continua produzione scientifica iniziata sotto Costantini e proseguita poi dai suoi aiuti. A tal proposito degne di menzione alcune pubblicazioni degli anni 80 (Conservation surgery of renal carcinoma: the EIRSS experience.Marberger M, Pugh RC, Auvert J, Bertermann H, Costantini A, Gammelgaard PA, Petterson S, Wickham JE.Br J Urol. 1981 Dec;53(6):528-32) ed in particolare uno del 1988 che è diventato una vera e propria pietra miliare per la chirurgia conservativa renale ( Conservative surgical treatment of renal cell carcinoma: clinical experience and reappraisal of indications . M Carini 1, C Selli, G Barbanti, A Lapini, D Turini, A Costantini . J Urol. 1988 Oct;140(4):725-31).
Altri settori di interesse che hanno portato la scuola di Costantini ad essere conosciuta in campo nazionale e non solo sono la chirurgia del carcinoma prostatico, le derivazioni ileali ortotopiche, la chirurgia dell’uretra, la transplantologia e la litotrissia extracorporea per il trattamento dei calcoli urinari.
A cavallo tra anni ’70 e ’80 il gruppo di collaboratori è andato aumentando con l’arrivo di Marco Carini, Cesare Selli, Giulio Nicita, Carlo Fiorelli , Roberto Ponchietti. Negli anni 80 Costantini riuscì a mettere in cattedra tutti i suoi giovani della prima ora : Rizzo a Firenze, Lenzi a Pisa, Turini a Ferrara , Grechi a Perugia e Durval come associato a Pavia.
Con Il Prof Costantini oltre ai già menzionati medici si sono formati tra i tanti alcuni che hanno rivestito posizioni apicali in ambito ospedaliero-universitario , in società scientifiche urologiche o hanno raggiunto notorietà internazionale : Francesco Lunghi, Patrizio Rigatti, Alfredo Trippitelli, Guido Barbagli , Niceta Stomaci , Gabriele Barbanti, Michele Marzocco, Riccardo Bartoletti, Bruno Rovereto, Antonio Mottola, Aldo Tosto, Giulio del Popolo, Vincenzo li Marzi , Sergio Serni , Stefano Stefanucci, Alberto Lapini.
Alfiero Costantini oltre che grande urologo , peraltro senza mai essere stato specialista così teneva a sottolineare , era un cultore in altri campi . Amante della buona cucina e fine intenditore di vini aveva un amore sviscerato per l’arte. Abitava a San Domenico piccola frazione di Fiesole in un villino di caccia degli Strozzi. Qui possedeva una collezione enorme di quadri databili tra il 15° e il 20° secolo. Ne possedeva talmente tanti da relegare 3 piccoli Ligabue nella stanza da bagno. Possedeva inoltre una cospicua collezione di samovar . Inoltre innumerevoli erano i reperti di manufatti etruschi . A tal proposito nei primi anni novanta il Prof Costantini fece dono di gran parte della collezione di quest’ultimi al Museo Civico di Fiesole. infine amava la musica classica che sentiva continuamente in casa con preferenze per Bach, Mozart e Beethoven . Era tale la sua fama sia come urologo che come collezionista d’arte che nel dicembre 1975 Tempo Medico rivista di cultura medica a grande diffusione gli dedicò un ampio articolo e addirittura la copertina disegnata da Crepax. Era un uomo in apparenza burbero , che incuteva soggezione ma chi lo ha conosciuto da vicino, magari fuori dal suo ruolo istituzionale, poteva apprezzarne le grandi qualità che possedeva.
A tal proposito mi piace riportare quanto scritto da una collega che descrive il suo primo incontro da specializzanda con il Prof Costantini :“Il mitico Prof Costantini , piuttosto in carne, basso di statura con il capo pieno di riccioli bianchi che scendono spavaldamente, nonostante l’età, su spalle coperte da giacche grigie e accompagnate da camicie colori pastello sulle quali spiccano cravatte annodate frettolosamente e perennemente storte. I suoi occhi sono di un azzurro glaciale. Sempre pronto all’urlo facile, ha l’abitudine di rimanere dopo la seduta operatoria, seduto nella sua ampia stanza posta praticamente a metà del lungo corridoio che collega il reparto uomini al reparto donne. Lì troneggia su una poltrona alta più del normale posizionata dietro una mastodontica scrivania degli anni 50. Davanti ad essa due poltroncine di pelle molto più basse sono strategicamente inserite a sottolineare la diversità dei ruoli. Ogni spazio in verticale e in orizzontale, è occupato da una indescrivibile serie di oggetti e libri accatastati e aperti. Alle pareti campeggiano in bella mostra quadri di autori famosi come Tirinnanzi, Rosai e Maccari. Ogni giorno questo singolare “salotto” è visitato da personaggi di ogni genere, anche famosi, accomunati tutti da una grande deferenza nei suoi riguardi.
Oggi sono in ritardo e l’ascensore è più lento del solito. Finalmente le sue porte si aprono rumorosamente e lui è li... davanti a me... con il suo addome pronunciato che mostra come un trofeo di caccia. - E tu chi sei? Mi sento il fuoco salire e non voglio arrossire, sarebbe ancora più imbarazzante. Mi presento con garbo aspettando la sua reazione. - E tu che voi fa - Damme retta cocca trovate uno che te se sposa. Faccio un respiro profondo, affronto il suo sguardo e rispondo - Fra i suoi allievi non ho visto nessuno all’altezza! Chiudo gli occhi.
Mi aspetto qualcosa di terribile ed invece sento solo una fragorosa risata. - Brava cocca! Si rivolge sorridendomi, ora visibilmente senza tensione e rivolgendosi al suo seguito in religioso silenzio... - Il mondo è de le donne... cari miei... ed io ne ho tre in clinica. La corte sorride nervosamente. Il mio primo approccio tutto sommato è andato meglio del previsto. È anche lui umano ed io non debbo più sfuggirlo. Lui apprezza la forza di carattere, è diretto e senza ipocrisia .
“L’orco” si è rivelato francamente un personaggio interessante.” ( Ida Vici dicembre 1987)
Il Prof Alfiero Costantini resta in servizio fino al 1993 come direttore della scuola di specializzazione .
Muore a Firenze nel novembre 1995
Every day, a urologist somewhere in the world asks the operative nurse for a Dormia Basket. We are so used to do this, but do we really know who Dormia was?
The name Dormia is not a factory name but rather the name of a renowned Italian Urologist active until 20 years ago.
Prof Enrico Dormia MD - a giant in the field of urology - passed away on February 20th 2009. (fig 1)
Born in 1928 in Bormio - a tiny village in the Italian Alps - Enrico Dormia graduated from the University of Milan in 1952. He went on to complete his fellowship training in Milan, was promoted to Professor and became an active member of the staff at the Urologic Clinic of the University of Milan.
During his stay in the Urologic Clinic, under the direction of Prof. Luigi Pisani, President of the International Society of Urology and one out of three full professors of Urology in Italy, he worked hard and studied in depth urinary stones.
At that time, until the early eighties, the only active therapy for ureteral or kidney stones was open surgery. In fact, only in 1978 Arthur Smith established a new specialty in Urology and chose the name “Endourology” defining it as a “closed and controlled manipulation of the genitourinary tract”.
After this date, in Europe, Ureterorenoscopy by Perez Castro, PCNL by P. Alken and ESWL by C. Chaussy started and blossomed.
Enrico Dormia started in the early fifties to study how to apply to stones the concept popularized by another Italian great physician Umberto Veronesi 30 years later: “from the maximum treatment possible to the minimum efficacious one” stressing the concept of minimally invasive therapy in urology. He dedicated his efforts to ideate and develop systems to extract ureteral stones from the lumen of the ureter and to the possibility to dissolve the stones in the renal cavities washing them with solutions invented for this purpose producing significant scientific and clinical work in the field of chemolysis.
In 1958 Dormia published the first paper in Italian on two new instruments to remove stones from the ureter: the basket and the metallic tricep.
Dormia - a bright and creative man - developed the concept of putting together a ureteral catheter and the thinnest string of a guitar to create the prototype of the world famous Dormia Basket: a 5 Ch catheter containing a metal wire that - pushed out of the tip of the catheter - was able to spring
3 or 4 wires fixed to each other on the tip and arranged in an helicoidal shape. The basket was able - when sprung out - to dilate the ureter, capture and extract the stone. (fig2)
The second instrument was a metallic tricep, 8 Ch in size, actuated by a handle with three fingers.
Both instruments had to be inserted in the ureter in cystoscopy and under radiological control.
The basket had to pass over the stone and had to be adjusted with gentle movements towards the stone until this was “in” the basket, whereas the second instrument had to touch the stone and then had to be opened to allow the tricep to embrace the stone. (fig3)
The release of the stone was more difficult with the basket than with the triceps. However, some historical extractions are reported in the literature at the beginning of the basket tale (fig.4)
I had the lucky opportunity to be taught by Prof Dormia to extract ureteral stones by means of the basket under radiological control. The rules were simple: 1) the stone should be located in the pelvic ureter no more than 7 cm from the papilla 2) the bladder had to be empty 3) the traction had to be continuous and gentle 4) the direction of the traction had to be towards the opposite side and upwards 5) sometimes an electrical papillotomy had to be performed before the extraction.
Only in Dormia’s hands the basket could be employed in stones above the iliac vessels: in these cases a small weight was attached to the basket (usually some Italian coins) and the progression of the stone was observed radiologically for some days. The Dormia basket was presented in Paris during an international congress, it was patented, acquired and commercialized by Porges in the Coloplast group that owns the brand’s name “Dormia Basket”. The prototype of the Dormia basket is exhibited in the History of Medicine Museum in Wien.
Nowadays the original extraction technique, which was safe in Enrico Dormia’s hands and was a well-established technique, has been abandoned and the European Guidelines forbid the blind extraction of ureteral stones and recommend to do that under direct vision. However, without any doubt, he planted the seeds of the extraordinary future development of endourology.
A few years after the basket presentation, in 1962, Enrico Dormia proposed his technique to dissolve stones by chemolysis. He studied for a long time with a chemist - Ottavio Zardini - a solution called Doria-Zardini (DZ Solution), which was able to solve in vitro and in vivo calcium stones. Dormia created a system to irrigate the kidney with high flows and low pressures through a double way ureteral catheter (fig.5). The technique - tricky in some way - was reserved to fragile patients (single kidney, pluri-operated, etc.), requested long times to accomplish good but often partial results, but it was the only alternative new surgical procedure.
In such a productive time, Dormia got married, had two children and discovered to be a loving father spending the little time away from Urology with his family. His second son Guido - Urologist as well - was his successor as Chief in San Carlo Hospital in Milan.
In 1969 he was appointed as Chief of the Urology Department at the Alessandro Manzoni Hospital in Lecco. In 1973, he started an intense program in renal transplantation and applied chemolysis to residual stones post ESWL.
In 1991, he moved to Milan as Chief of the Department of Urology at the San Carlo Hospital and retired il 1998.
Prof. Dormia was a member of the Italian Society of Urology for more than 50 years and honorary member of the urological Society of Argentina for more than 30 years. He is considered in Italy to be the first minimally invasive surgeon in the endourological field: for that distinction he was named
an Honorary Member of the Italian Society of Endourology.
Enrico Dormia was also an outstanding surgeon mainly in the field of kidney stones and he was recognized in 1983 by the American Urological Association for his activity in this field I worked in the Urologic Clinic of the University of Milan from 1984 till 2003 and then in 2016 I came back to chair the institution where Dormia worked. His memory is still well alive and he is considered a glory of our Institution.
INTRODUZIONE
Luciano Giuliani è stata una delle figure più di spicco autorevoli dell’Urologia Italiana ed Europea.
Arrivato a Genova da Roma dalla grande scuola di chirurgia generale del prof. Bracci, in pochi anni riuscì a rivelarsi grande “maestro di chirurgia” ma anche un vero leader capace di motivare e formare un gruppo di giovani desiderosi di affermarsi e di fare carriera.
“La scuola genovese” si distinse in campo nazionale per la capacità di innovazione.
Il riconoscimento alla sua capacità di ricerca fu unanime sia in campo nazionale che internazionale e Giuliani fu il primo italiano a ricevere il premio Willy Gregoir dall’EAU (1994).
Personalmente l’ho incontrato appena laureato e poi, tra specializzazione, assistenza e docenza, sono rimasto con lui 22 anni, di cui, gli ultimi 8 (dal 1986 al 1994) come unico professore associato del Dipartimento di Urologia. Aver vissuto, in prima persona, quegli anni, insieme a lui e a tutto il gruppo della clinica urologica, è stato un privilegio ed un onore.
Il tributo è rivolto al maestro che ha insegnato a molti di noi l’arte della chirurgia ma è rivolto anche all’uomo che ci ha insegnato l’arte di “saper stare al mondo”. Un giornalista genovese ebbe a dire che le persone come lui si distinguono ‘per il “fermento” che riescono a generare attorno a se stessi.
Esatto, con il suo carisma era capace di creare attorno a se un’atmosfera di emulazione e di spirito competitivo, elementi essenziali per la crescita culturale e scientifica negli ambienti accademici. sapere, saper fare, saper essere” era uno dei suoi motti.
Nasce nel 1928 in provincia di Arezzo, si trasferisce in giovane età a Firenze dove studia e si laurea in Medicina nel 1951. Vuole fare il chirurgo e dopo la laurea inizia la sua attività come assistente volontario presso l’istituto di Clinica Chirurgica dell’Università di Firenze diretto da Fedele Fedeli.
Segue le tappe dell’insegnamento della chirurgia generale ma rimane affascinato dall’attività urologica praticata nella sezione dedicata e coordinata dal prof. Bracci, aiuto del prof. Fedeli. Comincia a seguire quella strada, ottenendo nel 1955 la Specializzazione in Urologia e diventando, ben presto, uno dei collaboratori più vicini al prof. Bracci.
Il prof. Bracci, da parte sua, che aveva già scritto un libro di semeiotica urologica (1950) ed una relazione sulle vie di accesso al rene (1956), è indirizzato verso l’Urologia a tutto campo ed infatti, nel 1955 dopo aver partecipato al primo concorso nazionale a cattedra, per professore ordinario di urologia viene scelto nella terna di vincitori (insieme al prof. Pavone jr Palermo ed al prof. Pisani -Milano).
L’anno dopo (1956) il prof. Ulrico Bracci viene nominato Direttore dell’Istituto di Clinica Urologica dell’Università di Firenze, prima cattedra universitaria di urologia in Italia.
Inizia una nuova “era” storia per l’Urologia Italiana.
Periodo Fiorentino 1956-1963
Bracci trasferisce all’Urologia tutte le sue conoscenze di chirurgia generale per sviluppare tematiche che, anche se già precedentemente descritte ed eseguite, per un motivo o per l’altro, non erano mai decollate!
-Per esempio l’uso dell’intestino in urologia.
Fino ad allora la uretero sigmoido stomia (USS) ero lo standard - L’infezione urinaria era la causa più frequente di complicanze gravi… a volte più “maligna” di quanto non risultasse l’evoluzione neoplastica..!
Diventa il tema principale da approfondire (come bene descritto dalla relazione di Bracci pubblicata nel 1959 su “Chirurgia Urologica) (FOTO 1)
L’obbiettivo principale era di abbandonare la strada che prevedeva la commistione feci-urine e creare un serbatoio che:
- Avesse una capacità sufficiente e quindi con una frequenza minzionale pressoché normale
- Nella fase di riempimento il paziente avvertisse lo stimolo e lo inducesse a mingere
- Che si svuotasse completamente/che fosse esplorabile
- Che non avesse conseguenze negative sull’apparato urinario superiore
La neovescica rettale sembrò corrispondere a questi requisiti e cosi, nelle sue varianti, fu seguita per anni.
Bracci si rivela un innovatore e valorizzatore della disciplina; dà anche vita ad un gruppo di giovani che partecipano con entusiasmo agli insegnamenti del loro maestro.
Tra questi Luciano Giuliani che dal 1° novembre 1956 Giuliani diventa “assistente straordinario” presso la neo istituita Clinica Urologica (nel 1957 diventa socio SIU) e rivela immediatamente la sua vocazione alla ricerca! Segue il suo maestro e conduce importanti studi di chirurgia sperimentale ed
urodinamici delle derivazioni urinarie. (*1-2)
Un altro esempio di impulso dato allo sviluppo della chirurgia “più complessa” fu la chirurgica del cancro della prostata. Nel 1961 al Congresso nazionale della SIU fu presentata la relazione sulla prostatectomia radicale, prima volta, in Italia che questo tema venisse presentato in modo così organico, completo e didattico.
Di fatto ne venivano poste le basi anatomo-chirurgiche e Giuliani, insieme al suo maestro, al prof. Costantini ed al prof. Tacciuoli, ebbe un ruolo centrale nella elaborazione del testo.
Periodo romano 1963-1969
Bracci, aveva studiato a Roma, e prima della laurea, aveva frequentato la Clinica Chirurgia. Dopo la tesi di laurea, vi rimase ancora per sei anni, fino cioè al pensionamento del Direttore della Clinica di allora, il Prof Alessandri.
L’aspirazione di tornare nella capitale gli era rimasta e in quegli anni di massimo fervore clinico si adoperò affinché il sogno diventasse realtà!
Forse addirittura sarebbe voluto tornare come clinico chirurgo ma quando, di fronte a sicure difficoltà, gli fu prospettata la possibilità di andare a Roma come Cattedratico di Urologia, non se lo fece ripetere due volte!
E così, nel 1963, anche grazie al sostegno dei suoi vecchi maestri ed amici, Valdoni e Stefanini, fu chiamato dall’Università di Roma a ricoprire la Cattedra di Urologia.
A dirigere la Clinica Urologica di Firenze lascia il prof. Costantini, l’aiuto “più anziano” mentre nella sua “avventura romana” viene seguito da Giuliani, Tacciuoli, Lotti, Micali e Polito.
Nasce la cosiddetta “Scuola Romana” che ha cambiato radicalmente la storia della nostra Disciplina.
Quanto era stato iniziato a Firenze venne sviluppato, all’insegna della continuità, con più forze e con più esperienza, anche a Roma.
Per esempio, l’interesse per l’uso dell’intestino in urologia, diventa un “marchio” della scuola anche se rivolto principalmente alla neo-vescica rettale, l’interesse diventa “a tutto tondo”!
Vengono infatti sviluppati anche altri aspetti inerenti l’uso dell’intestino quali: le tecniche di ampliamento della vescica, le varie tecniche di anastomosi uretero-intestinali, le alterazione elettrolitiche, le alterazioni anatomo-patologiche della mucosa intestinale al contatto con le urine, ecc.
Fondamentale il contributo di Giuliani nella preparazione (insieme al suo maestro)(FOTO 2) della relazione al congresso SIU del 1966 sulla sostituzione dell’uretere con ansa ileale (FOTO 3). Era la prima volta che se ne parlava in Italia dopo era stata divulgata da Goodwin (UCLA) solo pochi
anni prima.
Considerata “tra le espressioni più ardite e suggestive” della chirurgia urologica, trovava in quel periodo numerose indicazioni, oggi non più attuali, quali le estese perdite di sostanza dell’altra via escretrice, le malformazioni, le complicanze della chirurgia ginecologica, le sequele dopo la cobalto
terapia.
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(*1) Giuliani L. La gastrocistoplastica: dall'idea sperimentale ad alcune considerazioni pratiche in tema di chirurgia plastica
e sostitutiva della vescica. Urologia, 25, suppl. n. 7, 1958.
(*2) GiulianiL.-Pisani E. - L'intestino nella chirurgia plastica e sostitutiva della vescica: valutazione cistografica e
cistomanometrica dei risultati – Arch. It. Urol., 32, 164, 1959.
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L’attività di Giuliani in quegli anni è inesauribile ed intensa. Nel 1967 a Bologna al Congresso della SIU è ancora una volta relatore ufficiale e coautore, insieme a Bracci e Polito, della relazione su “la ripresa funzionale dei reni esclusi”.
Nel 1968 lo sforzo scientifico viene premiato! Risulta “ternato” come vincitore di Concorso a Cattedra, nel 1968, insieme a G. Ravasini ed E. Lasio.
Come è naturale che sia, a questo punto, alla ricerca di una sua autonomia personale e professionale, insieme al suo maestro, si cominciò a guardare attorno!
Periodo genovese 1970-1994
L’anno dopo 1969 il prof. Nicolich primario di uno dei più grossi reparti urologici italiani, presso l’Ospedale San Martino di Genova, va in pensione/
Il reparto viene riorganizzato in due divisioni: la direzione della prima viene affidata al Prof.
Germinale (allievo di Nicolich), la seconda fu affidata al prof. Giuliani che quindi si trasferisce a Genova.
Dopo due anni di funzioni primariali, nel marzo del 1971 viene chiamato all'unanimità dalla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università di Genova.
Era la prima volta che a Genova venisse nominato un professore ordinario di Urologia e così la seconda Divisione Urologica del San Martino diventa Clinica Urologica.
Nel 1972 viene istituita, sempre sotto la sua Direzione, la Scuola di Specializzazione in Urologia.
Si ambienta ben presto alla nuova città, si innamora del mare e anche se continua a praticare la sua antica passione, la caccia….ne scopre una nuova…..il surf.
Burbero e di poche parole, stringe e sviluppa tuttavia tante amicizie, sia all’interno dell’Ateneo che al di fuori Si fa apprezzare per la sua schiettezza, la sua ironia ed il gusto della… “battutaccia” toscana!
Di personalità carismatica, riesce a creare attorno a sé un’atmosfera di emulazione e di spirito competitivo. Così diede vita ad un gruppo di giovani urologi che con entusiasmo raccolsero e svilupparono, insieme a lui, i suoi insegnamenti (Carmignani, Belgrano, Martorana, Giberti, Puppo)
Fu un vero leader. Impose uno stile di “severità” (con se stesso prima che con gli altri), il lavoro al primo posto nella scala dei valori, attenzione massima per il paziente. Nonostante lo stretto controllo delle attività del suo Gruppo, dava a ciascuno dei suoi collaboratori la possibilità di esprimere il proprio potenziale e così le attività alll’interno del dipartimento erano bsare sul lavoro di Gruppo, trasmettendo a ciascuno di noi il concetto di scuola ed il senso di appartenenza
Inoltre era un uomo di grande personalità e fascino per la sua capacità oratoria, la sua grande cultura e la sua natura inflessione toscana. Quante volte gli ho invidiato la sua facilità comunicativa ma nello stesso tempo mi toccava concludere dicendo che “uno il carisma non se lo può dare…o ce l’ha o non ce l’ha!!
Praticando una chirurgia innovativa, raggiunge ben presto una solida fama in campo nazionale e quindi internazionale.
In poco tempo “la scuola genovese” si caratterizzò per il fortissimo impulso scientifico, che venne dato a diversi campi di ricerca clinica:
-La radiologia interventistica
ancor prima che diventasse una attività riconosciuta ed inserita come sezione della radiologia generale, a Genova si praticava già la radiologia interventistica: si faceva l’angiografia renale e l’embolizzazione dei tumori renali
- La Microchirurgia
Per merito soprattutto di Carmignani e Belgrano, si passò dalla fase sperimentale all’applicazione clinica sia in campo vascolare che in campo andrologico; vennero organizzati dei corsi per la prima volta in Italia
- La chirurgia dei tumori renali
Giuliani rese popolare quello che Robson aveva descritto nel 1963: l’accesso transperitoneale, preliminare all’emergenza dell’arteria renale per ischemizzare e rimuovere en bloc la massa neoplastica insieme ai linfonodi. Venne scritto e tradotto in lingua inglese un ATLANTE di chirurgia dei tumori renali.
-La chirurgia delle paratiroidi nei pazienti con calcolosi multi-recidiva
-L’Endourologia centro della calcolosi (Puppo)
-La chirurgia dell’ipertensione reno vascolare. (Martorana)
-L’incontinenza urinaria e gli studi urodinamici (Giberti)
Oltre che quella scientifica e clinica , risulta intensa anche l’attività accademica e congressuale.
Nel 1973 è Presidente del 46°Congresso Nazionale della Società Italiana di Urologia, che si svolge a Genova
È stato uno dei soci fondatori della Società europea di Urologia EAU partecipando al primo Congresso svoltosi a Padova sotto la presidenza del prof Ravasini (settembre 1974).
Nel 1978 in corso del 51° Congresso Nazionale della Società Italiana di Urologia a Trieste viene eletto Presidente della Società Italiana di Urologia, carica che manterrà sino al 1982.
Nel 1979, al Congresso SIU di Torino, la scuola genovese partecipa ad una relazione su “l’ipertensione nefro-vascolare” ed è questa la prima volta che i suoli allievi, Emanuele Belgrano, Giorgio Carmignani e Giuseppe Martorana compaiono come co-Autori.
Con la Riforma universitaria i tre diventano associati.
Nell’81 Carmignani va a Sassari.
Nel 1982 viene chiamato, per un quadriennio, del comitato direttivo della Società Europea di Urologia.
Nel 1986 fonda ed inaugura il Centro per la Calcolosi della Clinica Urologica genovese: prima struttura pubblica italiana ad essere dotata di un litotritore extra-corporeo.
Nello stesso anno concorso cattedra Carmignani va a Trieste, Belgrano va a Sassari.
Nel 1988, dopo la collocazione in pensione del Prof. Tomaso Germinale. la Divisione Urologica viene accorpata alla Clinica Urologica, venendosi a ricostituire quel solido nucleo urologico originario nato sotto la Direzione del Prof. G. Nicolich.
Nel 1991 dopo che da anni era stata avviata, insieme al prof. Santi, Direttore dell’IST di Genova, una task force uro-oncologica per il carcinoma della prostata (PONCAP) ed erano state poste, attraverso numerose riunioni, le basi per una vera collaborazione multidisciplinare, viene fondata la Società Italiana di Urologia Oncologica (SIURO).
Nel 1992 (21 aprile) avviene ufficialmente l’inaugurazione del nuovo Istituto di Clinica Urologica, fondato grazia alla sua volontà ed al contributo sostanziale della Ca.ri.Ge. La nuova Clinica era costituita da un monoblocco di quattro piani, dotato di 80 posti di degenza, un reparto di terapia postoperatoria semi intensiva, un monoblocco operatorio dedicato esclusivamente all’Urologia, più un centro per la calcolosi (seminterrato), un centro di urodinamica. L’inaugurazione avviene ufficialmente alla presenza delle massime autorità cittadine ed accademiche e di moltissimi colleghi convenuti da ogni parte d'Italia.
I meriti scientifici internazionali gli vengono riconosciuti anche dall’EAU prima, nel 1992, quando gli fu assegnata la Presidenza del X Congresso della Società Europea di Urologia (svolto a Genova presso il nuovo Centro Congressi appena inaugurato dei Magazzini del Cotone) e dopo due anni, nel 1994, , nel corso del congresso a Berlino (EAU 13-16 July), con la prestigiosa attribuzione della Willy Gregoir Medal.
Sebbene già ammalato (in marzo gli era stata scoperta una tremenda malattia) e consapevole della fine, ormai prossima, gravemente minato nel fisico ma indomito nello spirito, andò personalmente a ritirare il premio, dando prova di qualità morali e di coraggio non comuni!
Il 18 agosto 1994 il Prof. Giuliani muore nel Suo Istituto, circondato - oltre che dai suoi familiari - da tutti i Suoi Allievi.
Gli succede il Prof. Giorgio Carmignani sotto la cui direzione, l’anno successivo, gli viene dedicato l’istituto che diventa così l'Istituto di Clinica Urologica “Luciano Giuliani”.
Nel periodo genovese il Prof. Giuliani era riuscito a mettere in cattedra tre dei suoi allievi: Giorgio Carmignani (che prima di succedergli era stato a Sassari (1981) e poi a Trieste (1986); Emanuele Belgrano (prima a Sassari 1986 e poi dal 1994 a Trieste); Giuseppe Martorana (a Bologna nel 1994).
Altri allievi riescono a dirigere importanti unità operative ospedaliere di Urologia: Marco Varaldo (a Pontedecimo prima e a Sampierdarena-Villa Scassi poi), Domenico Pescatore (a San Remo), Paolo Puppo (a Pietra Ligure prima e a Genova, presso l’Ospedale Galliera, dopo).
Il 24 Giugno 2010 è deceduto a Verona il Prof. Gaetano Mobilio, uno dei più autorevoli rappresentanti della grande Scuola Urologica Padovana fondata dal Prof. Giorgio Ravasini.
Grande era stato il contributo del Prof. Ravasini per la creazione e la crescita dell'Urologia intesa come branca chirurgica autonoma e ben definita. I traguardi della scuola vanno dalle prime importanti pubblicazioni sulla cistectomia radicale negli anni 50 e sull'endoscopia (resezione endoscopia della prostata) già a partire dagli anni '40.
Il Prof. Gaetano Mobilio, nato a Calvera (PZ) il 25 giugno 1928, ha iniziato la sua attività professionale a Padova, laureandosi presso la locale università nel 1953 con una tesi di argomento urologico. Dopo la laurea ha prestato servizio presso l'Istituto di Patologia speciale Chirurgica dell'Università degli studi di Padova diretto dal Prof. Vittorio Pettinari; nel 1957 è entrato a far parte del personale della Divisione Urologica dell'Ospedale civile di Padova diretta dal Prof. Giorgio Ravasini, percorrendo tutte le tappe della carriera prima di diventare Primario della medesima Divisione nel 1975. In quegli anni ha conseguito la specialità in urologia, la libera docenza in urologia ed ha ottenuto l'incarico universitario di insegnamento di nefrologia chirurgica e di urologia. Il primo settembre 1976 è stato nominato Primario della Divisione Urologica degli Istituti Ospedalieri di Verona, nel 1980 Professore Associato di Urologia e dal 1986 ha diretto la Divisione Clinicizzata di Urologia di Verona in qualità di Professore Ordinario. Nell'anno accademico 1986/87 fu nominato direttore della scuola di specializzazione in urologia annessa alla locale facoltà di Medicina e Chirurgia. Ho iniziato a lavorare sotto la sua direzione il 1° settembre 1976 il giorno della sua nomina. Era un chirurgo di rigorosa precisione, conduceva tutti gli interventi con una dissezione anatomica tanto da rendere a tutti estremamente agevole l'apprendimento delle tecniche chirurgiche. Ricordo il primo intervento nel quale l'aiutai nel settembre 1976, una resezione polare inferiore destra, in cui espose la vena cava, la vena renale, l'arteria, clampò selettivamente l'arteria per portare a termine la resezione polare. Francamente per me, giovane urologo, era stridente la differenza con la chirurgia che ero stato abituato a vedere fino ad allora, tant'è che quando al termine dell'intervento i colleghi chirurgi mi chiesero un parere sul nuovo Direttore risposi, ancora frastornato da quanto avevo visto che finalmente avevo scoperto la chirurgia.
Il Prof. Gaetano Mobilio rivoluzionò tutto, in endoscopia dai sistemi di irrigazione (sterilità, isosmolarità della soluzione); in chirurgia, dando impulso alla chirurgia per tumore renale per via transperitoneale, alle derivazioni con segmenti intestinale, alle plastiche di ampliamento vescicale con ileo, alle sostituzioni per le ampie perdite di sostanza dell'uretere, alla chirurgia ricostruttiva per le stenosi complesse dell'uretra. Assistemmo tutti noi alla rivalutazione di pazienti con esiti di pregressi interventi chirurgici che erano stati etichettati come inoperabili ed alla programmazione di interventi chirurgici risolutivi che posero fine ad una vita sofferta per la presenza di derivazioni sovra pubiche o nefrostomie percutanee. Mi ricordo ancora adesso tutti questi casi, uno ad uno per nome. Nel 1983 organizzammo per la prima volta a Verona il Congresso Nazionale della Società Italiana di Urologia. Allora il Congresso Nazionale veniva organizzato dal Presidente locale e ricordo che per un anno tutte le ferie erano state sospese per poter organizzare al meglio e nei minimi dettagli questo evento considerato molto importante per che in quell'occasione il nostro reparto diventava una vetrina davanti a tutta l'urologia italiana. Ricordo che in quell'occasione Christian Chaussy tenne la prima lettura in Italia sui risultati clinici del litotritore extracorporeo che era stato introdotto da poco a Monaco nella pratica clinica.
Erano anni di grandi cambiamenti: l'introduzione del litotritore extracorporeo; l'introduzione da parte di Segura, Wickham, Peter Alken, Enrique Pérez-Castro e Michael Marberger di una tecnica innovativa per la calcolosi renale quale la litotrissia percutanea e della ureterorenoscopia con strumento rigido. Tanto l'urologia era rimasta ferma in tutti gli anni precedenti quanto iniziò ad avere uno sviluppo frenetico a partire da quel periodo. Subito dopo il nostro Congresso Nazionale il Professore mi inviò al Rudolf Stiftung di Vienna presso il Professor Michael Marberger per apprendere la tecnica della litotrissia percutanea che dopo pochi mesi iniziammo ad eseguire anche a Verona. Nel 1989 il Professor Mobilio, assieme al Dottor Carlo Tallarigo, presenta a Bologna in un convegno organizzato dal Prof.
Garofalo i primi risultati del gruppo veronese sulla tecnica di enucleazione per adenocarcinoma renale. Adesso la tumorectomia è entrata nella pratica clinica ma in quel periodo tanti ritenevano ancora un azzardo eseguire una procedura conservativa per un tumore del rene.
Un'altra patologia nella quale la scuola aveva un'attività di eccellenza era il trattamento per la tubercolosi urinaria, essendo il Prof. Mobilio consulente presso il dispensario di Venezia.
È una patologia attualmente quasi scomparsa, ma allora erano innumerevoli i pazienti con queste problematiche che richiedevano soluzioni endoscopiche e a volte chirurgiche complesse. Ricordo l'introduzione da parte del Professore del concetto che le stenosi ureterali possono guarire con terapia specifica e cortisonica, se modellate con cateterismo.
Negli anni 90 viene istallato a Verona il litotritore extracorporeo che completa la dotazione tecnologica della divisione riguardo la patologia litiasica.
Quando l’informatica propose il personal computer comprese immediatamente l’importanza della disponibilità di tale mezzo e acquisì il primo IBM XT, poi l’allora innovativo IBM AT e quindi dotò il reparto di una sala computer; favorì lo sviluppo di lavori di informatica presentati dai suoi collaboratori in diversi congressi nazionali.
Parallelamente fu pronto ad accettare le proposte per l’introduzione di nuove apparecchiature per la produzione delle diapositive, in modo che avessero una veste grafica nuova e avvincente e che soddisfacessero il suo gusto estetico.
Nel corso del AUA del 1990 Ralph Clayman e Louis Kavoussi presentarono la loro prima esperienza riguardo alla nefrectomia per via laparoscopica e Bill Schuessler i primi casi di dissezione dei linfonodi pelvici sempre per via laparoscopica. Ebbi modo di assistere a queste presentazioni e rientrato in Italia parlai a lungo con il Professore su queste esperienze. Nel novembre 1991 il Professore mi inviò negli Stati Uniti presso Texas Endosurgical Institute di Sanantonio e la Washington University di San Louis per apprendere questa nuova tecnica che iniziammo ad applicare a Verona a partire dall'inizio del 1992. Nel Giugno 1993 organizzammo a Verona il primo corso di Chirurgia Laparoscopica in diretta con operatori Bill Schuessler, Jens Rassweiller, Giorgio Carmignani, Emanuele Belgrano ed il sottoscritto. Per l'epoca i due amici stranieri eseguirono con successo interventi di grande difficoltà: nefrectomia radicale per tumore, linfoadenectomia retroperitoneale per tumore del testicolo, surrenalectomia. Successivamente eseguimmo a Verona la prima linfoadenectomia retroperitoneale in Italia.
Tutto questo dà la misura del ruolo importante svolto in questi anni nel campo dell'urologia dal Prof. Mobilio. Numerosi allievi hanno raggiunto un livello apicale e svolgono o hanno svolto compiti primariali nel Veneto e fuori dal Veneto. Provengono dalla sua scuola il Dr.Sidoti Primario a Villafranca, il Dr. Sergio Petracco Primario a Venezia, Il Dr. Alessandr Lotto Primario prima a Thiene e successivamente a Legnago, il Dr. Nicola Franzolin Primario a Schio, il Dr. Luigi Comunale Primario presso l'Ospedale Civile di Verona, il Dr. Carlo Tallarigo Primario a San Bonifacio, il Dr. Gianni Malossini Primario prima a Venezia e poi a Trento, il Dr. Dionisio Schiavone Primario a Rovigo, il Dr. Paolo Curti Primario a Legnago, il Dr Stefano Cavalleri Primario a Negrar, il Dr Guido Giusti Urologo San Raffaele Milanofondatore e direttore ETCE, il Dr Lukas Lusuardi Primario a Salisburgo, il Dr Alois Mahlknecht responsabile del modulo di Andrologia a Merano, il Dr Gaetano Grosso Primario a Peschiera, il Dr Fernando Sortino Primario a Legnago, il Dr Antonio Brunetti Primario a Desenzano, il Prof. Vincenzo Ficarra Professore Ordinario ad Udine e successivamente a Messina e il Prof. Giampaolo Bianchi, prima Primario a Trieste e successivamente Professore Ordinario presso l'Università di Modena. Tutti noi abbiamo ricevuto una preziosa eredità che ci segue nella nostra attività quotidiana e che siamo tenuti a trasmettere ai nostri allievi: il rigore ed il rispetto per la nostra attività chirurgica soprattutto un grande rispetto del malato. Il Professore ha sempre insegnato a tutti noi che bisognava riflettere e meditare sugli insuccessi chirurgici, che dovevano servire di insegnamento per cercare di rendere i nostri risultati sempre migliori.
Vorrei riportare in conclusione le parole che una nostra strumentista, Antonella Cianfoni, ha avuto il giorno 26 giugno in occasione delle esequie. A mio giudizio rendono al meglio cosa significava la chirurgia per il nostro Maestro.
"Mi raccomando, fate bene gli angoli, perché è dagli angoli che fugge la vita. Trattate bene i tessuti, rispettateli, perché poi i tessuti vi ricompenseranno. Cari Signori nella chirurgia oltre che bravi bisogna essere eleganti. Chi è venuto degli specializzandi a guardare l'intervento? Sapete si impara anche con gli occhi" Queste parole ed altre di insegnamento del Professore Gaetano Mobilio risuonano ancora nella memoria e nelle pareti della sala operatoria. Dopo tanti anni trascorsi insieme a lui come strumentista, quando qualcuno mi chiede come era il Professore nel lavoro, semplicemente rispondo: "Era un artista; un artista che eseguiva con calma e precisione il suo capolavoro d'intervento". Signore Gesù, adesso che il Professore vive insieme a Te la vita eterna, fa che preghi perché i suoi allievi sappiano ridonare salute agli uomini e perché la chirurgia, oltre che una tecnica, sia arte del cuore”.
Il prof. Enrico Pisani nasceva a Milano nel 1931 ed a Milano ha concluso la sua vita terrena il 1 febbraio del 2021.
Una vita lunga dal punto di vista biologico e dal punto di vista accademico, difficile da riassumere in poche righe.
La sua famiglia di origine era tra quelle notabili: il padre prof. Luigi Pisani in cattedra a Milano aveva determinato la clinicizzazione dell’Urologia nell’Ateneo Milanese, Il fratello Franco era Professore associato in Clinica Chirurgica. Tra i parenti più illustri il Prof. Carlo Forlanini inventore dello pneumotorace nella terapia della tubercolosi polmonare.
Era destino che Enrico Pisani intraprendesse la carriera medica, lo fece laureandosi a Milano e frequentando la scuola di Specialità in Urologia a Firenze sotto la guida del Prof. Ulrico Bracci. Nel periodo di specializzazione strinse solidi rapporti di amicizia e collaborazione con i nomi storici dell’Urologia italiana, che continuamente ricordava.
Dopo un periodo passato in Clinica Urologica a Milano sviluppando argomenti di nefrologia chirurgica culminati con la sperimentazione e l’uso clinico del primo sistema di dialisi, Enrico Pisani si trasferì a Sassari per dirigere la Clinica Urologica dell’Ateneo Sardo.
Dopo sette anni di fruttuoso lavoro tornò a Milano per dirigere la Clinica Urologica dell’Università di Milano al Policlinico con sede nel Padiglione Cesarina Riva da sempre sede dell’Urologia Milanese.
Nel 1984 le nostre strade si sono incrociate ed io sono diventato prima suo specializzando, poi suo ricercatore ed infine suo Professore associato.
Per 20 anni abbiamo lavorato insieme e sotto la sua guida ho assistito alla rivoluzione della Specialità: la litotrissia extracorporea, la ureterorenoscopia, la percutanea, la laparoscopia, la chirurgia andrologica.
Il professore chirurgo classico di grande abilità era straordinariamente curioso ed aperto a tutte le novità. Di carattere apparentemente burbero, accettava. incoraggiava e permetteva di sviluppare le tecniche innovative ed in particolare quelle “mini invasive” intessendo rapporti internazionali di grande respiro con iniziative culturali come la partecipazione al Board della Minimally Invasive Therapy Society fondata da John Wickham, il decennale appuntamento di “Urologia in Europa” che ha portato a Milano i più grandi nomi dell’Urologia europea, i congressi della Società Italiana di Urologia ed il Congresso della EAU organizzati a Milano. Tra le sue realizzazioni la Presidenza della SIU in un periodo complesso della Società.
Sotto la sua guida sono cresciuti numerosissimi Urologi di ottima qualità che hanno ricoperto posizioni prestigiose ed illustrato la Specialità e tra di essi alcuni di grande eccellenza come Francesco Rocco, Pietro Tombolini, Alberto Mandressi, Edoardo Austoni, Alberto Trinchieri e Giampaolo Zanetti.
Il Professore – nominato dalla Facoltà Professore Emerito- lasciava nel 2003 la Direzione della Clinica Urologica a Francesco Rocco, inviava me alla Direzione del S. Paolo ed iniziava la sua fase di “quiescenza” dedicata al golf ed agli affetti famigliari. In questo lungo periodo le sue apparizioni in pubblico sono state rare, la nostalgia dei tempi attivi lo rendeva malinconico, ma il pensiero degli amici e colleghi urologi era sempre ricorrente così come la raccomandazione alla concordia.
Ho avuto la grande gioia di incontrarlo la settimana prima della sua dipartita, abbiamo chiacchierato e bevuto insieme un bicchiere di vino, nella settimana successiva il Professore ha sentito che la vita lo abbandonava, non si è opposto e si è affidato al suo Creatore amorevolmente assistito dalla Signora Silvana e dai suoi figli."
Giorgio Ravasini nacque a Trieste nel 1905, figlio di Carlo (1874- 1959), primario Urologo (nonché successore di Giorgio Nicolich alla Direzione della Scuola di Urologia di Trieste, dal 1925 al 1947) e di Amalia Collenz.
Si formò alla Scuola di Anatomia del Prof. Giuseppe Levi, a Torino (che fu, tra gli altri, maestro di Rita Levi-Montalcini e Renato Dulbecco), maturando importanti esperienze formative prima presso l’Istituto di Fisiologia di Torino e successivamente presso l’Istituto di Igiene e Farmacologia dell’Università di Padova.
Nel 1932, si trasferì a Padova come assistente presso la Clinica Chirurgica diretta dal Prof. Gian Maria Fasiani (1887-1956), pioniere nella chirurgia toracica e nella neurochirurgia. Ravasini divenne quindi rapidamente, in un solo anno, prima aiuto, e poi responsabile della Sezione di Urologia.
Nel 1933, la Clinica Chirurgica divenne reparto universitario e quattro anni più tardi, nel 1937, Ravasini divenne il primo chirurgo padovano a ottenere la libera docenza in Urologia.
Bisognerà attendere il 1940 per arrivare alla fondazione della Divisione Urologica dell’Ospedale Civile di Padova (situata allora all’Ospedale Giustinianeo), secondo Centro di Urologia nel Triveneto, dopo quello di Trieste (fondato da Giorgio Nicolich, padre della moderna chirurgia urologica italiana). Ravasini manterrà la Direzione del Corso di Specializzazione in Urologia (allora triennale) fino al 1978.
Uno dei grandi meriti di Giorgio Ravasini fu senza dubbio l’introduzione, tra gli anni ‘40 e gli anni ‘50, primo in Italia e tra i primi in Europa, della chirurgia endoscopica urologica (in uso, a quel tempo, nella sola chirurgia generale), mutuata dalla Scuola Urologica Austriaca e applicata all’esplorazione della vescica e dell’alta via.
Importantissimi sono stati, a tale proposito, i suoi studi sulle neoplasie vescicali e il suo contributo alla definizione di una loro precisa e universalmente condivisa stadiazione oncologica.
Negli anni ‘50 ebbe l’incarico dagli Urologi del Mediterraneo-Latino di formulare, assieme al prof. J. Lange e al prof. Alfonso De La Pena, una proposta per una classificazione internazionale, e, in seguito, fece parte di un comitato dell’Union for International Cancer Control (UICC) per approcciare la base del sistema di classificazione TNM.
Nel 1963, Ravasini pubblica il libro ‘Patologia chirurgica dell’apparato urinario e genitale maschile’, in cui ampio spazio viene dato alla diagnostica endoscopica e alla differenziazione anatomopatologica del tumore della vescica.
Tali osservazioni cliniche vengono poi riassunte nel 1964, nel testo ‘Cancro della vescica: risultati lontani del trattamento chirurgico e con agenti fisici’.
Nel libro, viene pubblicata l’esperienza del trattamento chirurgico (non endoscopico) del carcinoma vescicale all’Ospedale Civile di Padova tra il 1946 e il 1961. Si tratta di una delle casistiche urologiche più vaste di quelle riportate in quegli anni, comprendente 131 cistectomie radicali e 31 cistectomie parziali.
Il prof. Francesco Pagano, in occasione della commemorazione del suo Maestro, al Congresso della Società Italiana di Urologia del 1992, lo ricordava in questi termini:
“in quegli anni le esperienze di chirurgia endoscopica giungevano da Padova assolutamente nuove nella Comunità Urologica Italiana e venivano presentate con un tono disadorno e dimesso, quasi si fosse trattato di una esperienza chirurgica di normale amministrazione, priva di rischi e di incognite”. E ancora: “i dati delle cistectomie radicali riportati dal Prof Ravasini delineavano per quegli anni un’esperienza chirurgica numericamente importante ed assolutamente fuori dal comune, e venivano presentati con un linguaggio fatto di semplici numeri e di uno scarno commento, senza un aggettivo e senza alcun trionfalismo. È stata una relazione ancora oggi di una attualità sconcertante sotto ogni aspetto, ove la caratterizzazione biologica e la straordinaria valenza chirurgica hanno segnato l’impatto di un ‘titano’ nel panorama urologico italiano”.
La ricerca clinica del prof. Ravasini si è indirizzata anche ad altre discipline urologiche fino ad allora poco esplorate, come la chirurgia renale ‘di risparmio’ (di avanguardia per l’epoca), su cui tenne una delle prime relazioni urologiche nel 1937 al XVI Congresso della Società Italiana di Urologia, a Trieste, dal titolo ‘approccio sperimentale alla resezione renale’. Si interessò inoltre di Urologia pediatrica (‘Ostruzioni delle vie urinarie nell’infanzia’, Congresso SIU, 1959), tubercolosi vescicale e chirurgia del reflusso vescico-ureterale. Fu eletto Presidente della Società Italiana di Urologia nel biennio 1965-66, e nel 1967 ottenne la nomina a Cavaliere di Gran Croce della Repubblica Italiana.
Il prof. Ravasini è stato un clinico di grande cultura e scientifica curiositas.
La logica del suo ragionamento clinico si basava su una rigorosa metodologia di pensiero, in cui nessun dato clinico doveva essere lasciato al caso. Questa ‘aritmetica’ metodologica, veniva comunque sempre governata da un rigoroso rispetto del paziente, che ben si riassume nel biblico aforisma che lui stesso era solito ripetere spesso: ‘non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te’.
L’ordine e il rigore mentale erano alla base anche dei suoi gesti chirurgici, sempre raffinati e brillanti ma al contempo essenziali, che nulla concedevano all’improvvisazione e al virtuosismo.
Giorgio Ravasini e la Società Europea di Urologia
Una menzione a parte merita il contributo sostanziale che il prof. Ravasini diede alla fondazione della Società Europea di Urologia.
L’idea di creare la Società Europea di Urologia era nell’aria dal 1970, discussa dietro le quinte di incontri internazionali nello sfondo della costituzione delle diverse Società Nazionali.
Nel 1970, Giorgio Ravasini, Carl-Erik Alken (Homburg-Saar), Franco de Gironcoli (Firenze), Einar Ljunggren (Göteborg), V.I. Rusakov (Rostov-on-Don) e Stefan Wesolowski (Varsavia) si incontrarono a Varsavia e iniziarono a discutere la creazione di una Società Europea di Urologia.
Nella primavera del 1972, Ravasini stabilì un primo contatto con Roger Couvelaire, proponendo la costituzione di una Società Europea di Urologia, allo scopo di stabilire un centro di coordinazione e promozione urologica. Dopo questa prima riunione, Ravasini ritenne opportuno allargare il sondaggio di opinione e quindi, nel settembre 1972, durante il 66° Congresso dell’Associazione Francese di Urologia, riunì dieci dei maggiori urologi europei per un pranzo nel reparto di Roger Couvelaire. Il contenuto dell’invito al pranzo era breve, ma molto chiaro:
“Parigi, 28 agosto 1972 - Caro amico, grazie a Ravasini verrà costituita l'Associazione Europea di Urologia. Ti invito a venire a Necker lunedì 25 settembre alle 9:00, nel mio ufficio, per una riunione organizzativa. I miei più cari saluti, R. Couvelaire”.
Alla riunione parteciparono, oltre a G. Ravasini e a R. Couvelaire, C-E Aiken (Homburg-Saar), S. Naoumidis (Atene), G. Mayor (Zurigo), H. Marberger (Vienna), S. Wesolowski (Varsavia), A. Puigvert (Barcellona), W. Badenoch (Aberdeen), e W. Gregoir (Bruxelles). Dall’incontro emerse la volontà unanime di sottoscrivere la proposta di Ravasini.
Al primo incontro in Francia, ne seguì quindi un altro, ad Amsterdam, il 3 luglio 1973, in occasione del Congresso della Société Internationale d’Urologie, in cui si decise lo Statuto e si nominarono W. Gregoir Segretario Generale e G. Mayor Tesoriere.
Il primo Congresso della Società Europea di Urologia si tenne a Padova, tra il 12 e il 14 settembre 1974, e contò circa 100 partecipanti. Il 12 settembre 1972 alle 18:00 presso la Sala dell'Archivio Antico dell'Università, il prof. Giorgio Ravasini salutò i convenuti con un discorso inaugurale nel quale esprimeva il suo entusiasmo per la realizzazione della Società e di questa sua prima manifestazione ufficiale, nonchè la soddisfazione per la partecipazione unanime dei soci.
Oggi tutti noi sappiamo quanta strada abbia fatto quella Società nata da una intuizione geniale, e quale sia la sua importanza presso tutti gli urologi non solo europei.
In the beginning of 19th century, urology was a particularly complex specialty due to the inadequacy of the techniques and lack of progress from antiquity and medieval times, and due to technical difficulties and frequent occurrence of post-operative complications.
Urology as a science was born in France. The official teaching of urology in Paris began in 1890, at the Necker Hospital under Felix Guyon. Shortly after that, urology saw its development in the rest of the European countries, particularly in Germany and England, and the United States.
The number of urology patients was remarkable in those early years due to the high rate of sexually transmitted diseases and the objective difficulties in operating the urinary tract above the bladder and prostate.1 It should be remembered that for many years the hospital surgical divisions were commonly classified as “Dermosyphilitic and Chronic Surgery”, as medical treatment for the cure of microbial infection was still far off. (*1, 2)
In the second half of the 19th century, with the development of asepsis and anesthesia, the conditions and surgical opportunities rapidly improved, giving rise to a promising surgery. (*3)
Trieste medical society in the early 19th century
Until 1918 Trieste was part of the Austro-Hungarian Empire. The geopolitical situation in 1800 in the north-east of Italy saw the rise of the Kingdom of Lombardy-Venetia, that took origin from the Congress of Vienna in 1815 by the will of the Holy Alliance.
After the Second Italian War of Independence in 1859, the kingdom was disassembled and in 1866 the state borders between the Kingdom of Italy and Austro-Hungarian Empire were stabilized - until World War I - with the acquisition of the region of Friuli Venezia Giulia by Italy. However, the cities of Trieste and Gorizia, part of Friuli Venezia Giulia, remained under Austro-Hungarian dominion, as it had been for centuries. (*4, 5, 6)
Trieste, as part of the Austro-Hungarian Empire, saw its largest demographic growth in the mid 19th century, and had to face new challenges in terms of both social and health conditions. In fact, the city was characterized by the coexistence of wealthy and very poor areas with prohibitive working conditions.
Infant mortality was very high, and elderly care was guaranteed only by their own families. Therefore, the government and the municipality strongly felt the need for planning and building places of hospitalization, orphanages and homes dedicated to old aged people and poor citizens. (*4, 5, 6)
In the civic hospital setting, an important historical moment was represented by the opening of the Imperial Hospital in 1841, afterward called Civic Hospital. With a capacity of 1000 beds, it offered hospitalization and cure in distinct medical fields for acute or chronic diseases, for surgical or medical pathologies. (*7) (Fig. 1)
In 1859 there were seven departments in the hospital, of which one was surgical and one dedicated to chronic dermo-syphilitic pathologies. (*7, 8) In 1872 the hospitalization modalities were reformed, and in this paper, we want to focus on the 6th Surgical Department and the 7th Department for syphilitic and surgical chronic diseases. The latter, in 1897 finally became the Urological Department.
In 1919, after the acquisition of Trieste by Italy, there were three surgical departments, the 6th, the 7th and the 10th, going by the names respectively of 1st surgical division, Urologic clinic and 2nd surgical division. (*7, 8) Urology at that time was a cornerstone of surgical specialties, especially thanks to the large number of patients suffering from urological complications of diseases like syphilis and gonorrhea. (*1)
Over time specialist surgical skills became predominant thanks to the necessity of specific surgical treatments and to the continuous technical evolution of surgical instrumentation. Anesthesia and asepsis grew with the surgeries that became more effective, less painful and with less dramatic consequences.
The men who dedicated themselves to this discipline, between the end of 1800 and the beginning of 1900, were born in a period in where the medical profession was under the influence of the higher social classes, especially in Trieste where the business class could send their sons studying in prestigious universities outside the city. (*9, 10)
The Nicolich Family
The Civic Hospital, with its large number of patients, became then a good training field for this class of young physicians and surgeons. Nevertheless personal and economic satisfaction were driving many people to study in distant and prestigious Universities and to practice outside the city. For these reasons, in these years in Trieste many medical family dynasties had risen. In this context, the Nicolich family is a great example of this particular dynastic setting: there are three members of the family that deserve to be mentioned in Trieste: the one we’re talking about, often referred as Giorgio Nicolich Senior or the 2nd. His uncle, Giorgio Nicolich 1st, who worked in Trieste Civic Hospital alongside his nephew, and the third one, Giorgio Nicolich Junior or the 3rd (son of Giorgio Nicolich 2nd), that will be briefly mentioned later. (*9, 10)
The medical class was marked with ideological stereotype that would be part of the history of the city in the future. Because Trieste belonged to Austria, most of them were national liberationists and in favor of a unified Italy, with revolutionary positions, but without taking active part in revolutionary movements. (*9)
Moreover, freemasonry, well established in Trieste’s middle class, had an important role in medical circles. Freemasonry was prohibited inside the Austro-Hungarian Empire, but it flourished in Italy. The nearest masonic lodge to Trieste was in the city of Udine and many physicians were registered among its members, probably Giorgio Nicolich too. In 1920, after the Italian acquisition of Trieste, his name appeared in the list of the 40 members of Freemansory of that city. (*9, 10)
Regarding the national liberationist movement, irredentism was very much felt among Nicolich family. It deserves to be mentioned that Giorgio Nicolich Junior – son of Giorgio Nicolich Senior - during World War I, crossed the border in order to serve as volunteer in the Italian Army. (*8)
Giorgio Nicolich Senior and the foundation of urology
Giorgio Nicolich Senior (Fig. 2) was born in Venice on 2 July 1852, which at the time was part of the Austro-Hungarian Empire. He was descended from a Dalmatian family originally from the Bay of Kotor, a land under Venetian control from 1420 to 1797 and currently part of Montenegro. (*8, 11, 12)
He studied medicine in Padua, which was already part the Italian Kingdom, and graduated in 1875. During the studies he was trainee of Tito Vanzetti (Venice, 29 April 1809 – Padua, 6 January 1880)
(Fig. 3), a surgeon from the University of Padua specialized in urinary tract surgery, and famous for his surgical skill in ordinary and extra-ordinary surgery. As an active surgeon, Vanzetti performed advanced surgery in the uro-nephrological field, such as cystolithotomies, lithotripsies, nephrectomies, the utilisation of radium needles for the cure of prostatic neoplasms. Moreover, he was the first surgeon to perform an ovariectomy. (*8, 11, 2)
Nicolich moved to Trieste the year after his graduation, and in 1876 entered the Trieste Civic Hospital as a physician of the 7th Division for Syphilitic diseases and chronic surgical pathologies. He became then the chief of the department in 1886. (*8)
In 1897, he obtained the authorization to reunite all of the surgical cases of urogenital pertinence in his 7th department and managed to finally obtain the status of a urological department. The other surgical specialties were moved to the 6th division and to the newborn 10th division. (*2, 8, 13, 14)
The achievement of this goal marks the birth of the first urology department of the Austro-Hungarian Empire and consequently the first of Italy, since the absorption of Trieste by Italy after World War I, preceded the creation of the urology department of Palermo, founded by Michele Pavone Senior. (*8, 15) From that moment on, Nicolich made every effort to continuously improve and enrich the surgical activity of the division, introducing new techniques like suprapubic prostatectomy, vesical lithotripsy and surgery for renal tuberculosis.
During his career Nicolich improved his urologic surgical skills around Europe. He attended the Urology school of Necker Hospital in Paris under the guidance of Felix Guyon and Joaquin Albarran. (*8, 14) (Figs. 4, 5 & 6) After the end of World War I, as an Italian citizen, Nicolich became Professor of Urology in 1919 by the Royal Institute of Higher Studies in Florence and assigned the task of urology education in Trieste. (*8)
Nicolich carried a wide and blossoming career. In 1921 he was the co-founder and second president after Angelo Roth of the Italian Society of Urology. Acknowledged as an interna- tional authority in urology, he became honorary member of The Urological Society of Berlin, of the Urological Society of Belgium and of the Medical Academy of Costantinopolis. (*8, 14)
He had a great scientific career. He published about one hundred scientific works and was the co-author of the Manual of Urology, published after his death. In 1924, before his death, he founded a urology journal under the name of “Archivio Italiano di Urologia”.8 From 1889 to 1896 he was the president of the Medical College of the city and from 1907 he was the president of the Trieste Medical Association. (*8)
In 1896 Nicolich entered in the “Sanatorio Triestino”, a private hospital as a business partner, along with the founders Egidio Welponer and Teodoro Escher. (*8, 16) The Sanatorio was a surgical centre for wealthy citizens that offered more comforts comparing to the hospital organization. There, he divided his time with his hospital duties, until his retirement. (*8, 12, 16)
The portraits of Guyon and Albarran were gifted to Nicolich after he attended the Urology school of Necker Hospital in Paris, in sign of friendship.
In 1923 he obtained a career extension as Chief of the division Ad Honorem, in which he was supported by his successor Carlo Ravasini. He finally retired in 1925, and died the same year on 11 February, at the age of 73 years.8, 13, 14 His legacy was collected by Carlo Ravasini, that worked alongside Nicolich from 1920, and in 1925 became the chief of the division, until 1948.
Nicolich’s son, Giorgio Nicolich III (1896-1983), followed in the footsteps of his father. Born in Trieste, he graduated in Turin in 1921 and lately was hired in the Civic Hospital where he practiced in his father’s Urological Division. Between 1927 and 1937 he worked inside the Citizen Sanitarium and from 1938 became the Chief of Urological Division in Genoa, where he stayed for 28 years and obtained the Professor title in 1965. (*8, 12)
Conclusion
Giorgio Nicolich Senior, apart from his great professionality as a surgeon, deserves to be remembered for being a member of a group of only a few physicians thatmanaged to create a solid and highly valuable environment between the different Divisions of the Civic Hospital. He performed at the forefront of surgery and contributed to create a new generation of highly skilled surgeons giving and contributed greatly to the surgical departments of the hospital in Trieste.
He was also part of a group pioneers –together with other Italian physicians including Carmelo Bruni from Naples, Michele Pavone senior from Palermo, Carlo Ravasini from Trieste, G.B. Lasio from Milan15–that favored the spread of Urology in Italy and nowadays is rightfully acknowledged as the father of Urology in Italy.
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