
Come il coronavirus muta e si diffonde
Il coronavirus è caratterizzato da una membrana oleosa che racchiude l’RNA in cui sono codificate le informazioni genetiche utili per la riproduzione di copie del virus stesso.
Dai misteriosi casi di polmonite verificatisi a dicembre 2019 a Wuhan in Cina, i ricercatori hanno sequenziato il primo genoma di un nuovo Coronavirus che ha consentito di tracciare la diffusione del SARS-COV-2 nel mondo. Infatti, ogni volta che il virus si replica nelle cellule possono verificarsi degli errori, ovvero delle mutazioni che si accumulano man mano che il virus si diffonde da persona a persona. I virus accumulano mutazioni ad un ritmo approssimativamente regolare e per tale ragione si può stimare l’origine dell’epidemia.
Le mutazioni possono spesso cambiare il gene senza cambiare la proteina codificata, o cambiare la proteina senza modificarne la forma o il funzionamento. Si è visto che alcune parti del genoma “più flessibili” del coronavirus accumulano molte mutazioni senza arrecare danno al virus, mentre altre “più fragili” ne accumulano meno e potrebbero essere dei buoni bersagli per attaccare il virus con farmaci antivirali.
Da gennaio i ricercatori hanno sequenziato molte migliaia di genomi di SARS-COV-2 e monitorato tutte le nuove mutazioni. Finora non si sono trovate prove convincenti che le mutazioni abbiano cambiato il modo in cui il virus ci colpisce. In futuro, il coronavirus potrebbe acquisire nuove mutazioni che potrebbero aiutarlo ad eludere il nostro sistema immunitario ma, visto il suo relativo ed attuale lento tasso di mutazione, lo sviluppo e l’efficacia di un vaccino potrebbe garantire la protezione dal virus per anni.