
Raccomandazioni della commissione europea sulla diagnosi precoce del cancro prostatico nel 2020
Il carcinoma prostatico (PCa) è oggi il primo tumore per incidenza ed il secondo per mortalità negli uomini. Il frequente utilizzo dello screening opportunistico ha dimostrato di essere inefficace nel ridurre la mortalità cancro specifica, incrementando il rischio di diagnosi di malattia clinicamente non significativa. E’ necessaria quindi una stratificazione del rischio nella diagnosi precoce del cancro della prostata come nuova strategia di screening che determini un bilancio più favorevole tra rischi e benefici. La determinazione del PSA nei pazienti che appartengono alle diverse categorie di rischio andrebbe pertanto effettuata ad intervalli diversificati
Nella stratificazione del rischio per l’indicazione alla biopsia, l’algoritmo utilizzerà informazioni fornite dalla risonanza magnetica multiparametrica (mpMRI) e da specifici predittori clinici (età, familiarità, PSA density, etc.). Inoltre, mentre il precedente regime di screening prevedeva il trattamento di tutti i pazienti positivi alla biopsia prostatica, questo nuovo approccio prevede un trattamento diversificato per ogni categoria di rischio.
In sintesi:
- Pazienti a più basso rischio clinico e radiologico (PI-RADS 1-2) potranno essere esclusi dall’esecuzione della biopsia mentre invece andrà effettuata anche con PI-RADS 1-2 in presenza di un elevato rischio clinico
- La biopsia non viene consigliata in pazienti con PI-RADS 3, che abbiano una PSA density <0.15 ng/ml/cm3 e se il rischio clinico risulti ridotto.
- Pazienti con riscontro di PI-RADS 4-5 dovranno sempre sottoporsi a biopsia mirata e sistematica. I pazienti con biopsia negativa necessitano di un follow-up periodico con PSA e, se indicato, con nuova esecuzione di mpMRI.
- Pazienti diagnosticati con neoplasia con grado prognostico pari a 1-2 (PGG 1-2), potranno essere avviati a sorveglianza attiva, riservando un trattamento attivo soltanto a quelli con un rischio maggiore.
In conclusione, il PCa Screening 2.0 consentirà un miglior rapporto rischi-benefici riducendo il rischio di “overdiagnosis” e di “overtreatment”, pur mantenendo i precedenti vantaggi in termini di riduzione dell’incidenza di diagnosi di forme avanzate, unitamente alla preservazione della qualità della vita e alla riduzione dei costi complessivi di trattamento.
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