STORIA DELL’UROLOGIA BOLOGNESE
Non si può parlare di storia dell’urologia italiana in generale, senza ricordare che la sua evoluzione sia stata caratterizzata da due indirizzi principali: quella endoscopica e quella chirurgica.
La prima, quella degli albori, più autoctona, l’urologia “eroica” della prima metà del Novecento, rappresentata, poi, a partire dagli anni ’60 e ’70 dalla scuola padovana; la seconda quella che nasce intorno agli anni ’60 in tutta Europa dalla costa della chirurgia generale, rappresentata in Italia dalla scuola romana.
STORIA E STORIE DELL’UROLOGIA PEDIATRICA:
DA “BASTARDA” A “LEGITTIMA” SPECIALITÀ
La Chirurgia pediatrica e l'Urologia pediatrica hanno avuto origine da due costole, la prima dalla Chirurgia generale e la seconda dalla Urologia. Le patologie urologiche dei bambini furono ignorate fino alla metà del XX secolo, per quanto fosse noto che le malformazioni urogenitali potevano essere la causa di severi quadri clinici, frequentemente senza di soluzione.
STORIA DELL’UROLOGIA BOLOGNESE
Uno dei diari più intensi e significativi che descrissero con dovizia di particolari, non solo l'anno dell'occupazione austriaca della città di Udine, ma anche i torti subiti, e le sofferenze inflitte alla popolazione civile dall' esercito liberatore del generale Diaz, fu senza dubbio quello che scrisse l'allievo dell'Università Castrense Michele Pavone, futuro urologo di Palermo, decorato al valor militare. La sua è un'accorata difesa del popolo friulano, una straordinaria testimonianza di interesse storico e di alto senso civile, un pegno di stima e di fratellanza che ci viene dall'altro capo dell'Italia e che nel centenario della Grande Guerra deve essere conosciuto e ricambiato.
BIOGRAFIA:
Angelo Roth (fig.) per la sua personalità poliedrica è stato un personaggio singolare nella sua epoca, che lo vide protagonista nel mondo chirurgico, accademico, sociale, politico e parlamentare.
Angelo Roth nacque ad Alghero nel 1855. Era figlio di un medico, Sebastiano Roth, che svolgeva la sua professione a favore delle classi sociali meno abbienti (e per questo viene ricordato come “medico dei poveri”) ; rimasto orfano in tenera età fu educato da uno zio paterno. Come scriverà in seguito un suo allievo, in un ritratto a lui dedicato nell’Annuario dell’Università, in occasione della scomparsa, il tutore gli aveva impartito «un’educazione rigida e ispirata ad una severa cultura classica e ad una diritta condotta morale».