ITALIAN UROLOGY DURING THE «VENTENNIO FASCISTA. LIGHT, SHADOW, AND TRAGEDY
Nel mio intervento mi concentrerò sulle “ombre” evocate dal titolo, ossia sulla persecuzione antiebraica fascista nei confronti dei medici, con particolare riferimento agli urologi. A riguardo va sottolineato che la politica razzista e antisemita venne ufficializzata nel luglio del 1938 e durò fino al 1945, ben sette anni, compresi i tragici mesi della Repubblica Sociale Italiana e della collaborazione con l’alleato occupante nazista nella deportazione e nel lo sterminio sterminio2; ma come accennerò essa affonda le sue radici negli anni precedenti al 1938 e fu preceduta da vari interventi (censimenti settoriali, esclusioni e espulsioni di singoli) messi in atto in modo selettivo e riservato dal regime fascista.
LA CHIRURGIA, IERI, OGGI E DOMANI VINCENZO BELLOLI, PRIMO PRESIDENTE DELLA SOCIETA’ ITALIANA DI UROLOGIA PEDIATRICA
Nell’Inghilterra del secolo XVIII il medico era il “Doctor” mentre al chirurgo era attribuito il più prosaico appellativo di “Mister”. Si riconosceva al primo una sapienza millenaria più diretta, in quel tempo, alla diagnosi delle malattie piuttosto che alla loro difficile o impossibile soluzione. In tutti i trattati dell’epoca, quale fosse il quadro clinico, l’iter terminava con gli ineludibili purga e salasso. Il chirurgo, il cerusico, altro non era che un abile artigiano, veloce con il bisturi, chiamato in urgenza a risolvere problemi “meccanici”, quali le ferite sul lavoro, i traumi bellici, le cadute da cavallo.
CARLO E GIORGIO RAVASINI: PADRE E FIGLIO UROLOGI
Trieste di fine ‘800 è territorio geopolitico dell’Impero Austro-Ungarico. Una città cosmopolita, crocevia di culture diverse, snodo di uomini e merci fra l’Europa mediterranea e quella mitteleuropea, fecondo punto di contatto e di scambio fra Occidente e Vicino Oriente. Filo diretto con Vienna capitale, permette ai figli dell’aristocrazia e della borghesia triestina di avere a disposizione per i propri studi un centro propulsore mondiale dell’insegnamento medico e della ricerca scientifica.
GIORGIO NICOLICH, PADRE DELL’UROLOGIA
Nasce a Venezia il 2 luglio 1852. Laureato a Padova nel 1875.
Durante gli studi è discepolo di Tito Vanzetti (Venezia, 29/04/1809 – Padova, 06/01/1880 ), Chirurgo noto per la sua capacità in ambito urologico, capace di interventi all’avanguardia come cistolitotomie, litotrissie e nefrectomie. È inoltre il primo chirurgo ad eseguire un’ovariectomia in Italia nel 1846. Negli anni approfondirà le sue conoscenze in ambito urologico sotto la guida di Guyon e Albarran presso l’Ospedale Necker di Parigi.